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23 ott 2015

Italia una repubblica fondata sul...




Il sistema centrale italiano è costituito da una miscela esplosiva, in ogni caso capace di formare persone eccezionali. Comprendere l’Italia è assai difficile per gli stranieri, sono conquistati dalle belle città, dalle opere d’arti, ne apprezzano la letteratura e la genialità diffusa in tutti i periodi storici, quasi senza deroghe. Una buona parte degli italiani, accerchiata dalla bellezza, neanche se ne accorge, e violenta paesaggi e città, con un’insensibilità uguale o peggiore a quella dei saccheggi di antica memoria. Viene da pensare che natali dell’ingegno, sia crescere in una società indisposta verso gli esseri dotati, mossa da malanimo nei confronti delle personalità laboriose. Mentre il proverbio “mal comune mezzo gaudio”, richiama la condivisione dei mali per trovarli dimezzati, il “schadenfreude” tedesco, alletta sostenendo il piacere provocato a guardare la sfortuna altrui. Non sappiamo quando i due si sono incontrati, però hanno partorito un gioco, dove una moltitudine è propensa a sabotare gli altri, a sminuire capacità, a insegnare e codificare regole tirandosi fuori, eccezione fatta per le persone della propria famiglia o gli adulatori.  E’ forse una maledizione essere gli eredi di tanta gloria e magnificenza; nel DNA scorre una presunzione risentita che non riuscendo a sfociare in una grande impresa, s’incanala in  rancore verso gli altri. Questo rende difficile lavorare in gruppo; c’è l'avversione a condividere un progetto, lo sforzo è speso per smontare il lavoro dei più laboriosi; importante è la spasmodica necessità di accentuare il proprio ruolo, con fanatico personalismo. Quando i cani fanno pipì per marcare il territorio, si ha un’idea di
come agiscono italiani e italiane, ossia passano la vita a segnare il proprio cammino. E’ una pena

18 ott 2015

Sinistrati dall'ipocrisia

Dove mai sarà l'allegra brigata che inneggiava alla pace marciando con la bandiera arcobaleno? Era tutto un colore: famigliole con bambini, giovani con alti ideali, intellettuali di sinistra, gente comune e dello spettacolo mischiata ai cattocomunisti. Tutti evaporati? In quell'epoca i tamburi di guerra erano lontani, nondimeno tante case sfoggiavano nelle finestre e nei balconi la bandiera della vocazione non belligerante. Chi non manifestava si sentiva associato al dio Marte, nel circolo dei guerrafondai e dei venditori di armi. Non tutti erano omologati e ammassati negli archetipi dominanti, i ricordi tornano, e l'ipocrisia di chi fa finta d'essere approdato in un mondo nuovo è insopportabile. Il presente è frutto degli errori commessi negli ultimi decenni, quando il “diritto” è entrato nel vocabolario quotidiano. Il “diritto all'istruzione” è stato calpestato da coloro che senza lavorare, trascorrevano anni nelle università senza laurearsi, perché tanto costava poco; i genitori mandavano i figli a scuola certi che l’incombenza a predisporli all'apprendimento fosse solo del corpo docente. Il “diritto alla sanità” ha comportato un aumento di prestazioni nel pronto soccorso perché non si faceva la fila dal medico; nella spesa farmaceutica quando si pretendeva gratis anche la siringa. Il “diritto alla pensione” ha regalato a molti, con quindici o meno anni di contributi, un sostentamento per il resto della vita, con la possibilità di continuare a lavorare, e un garantito in tasca elargito per tredici o più mensilità. Il “diritto alla casa” ha concesso a chi sapeva muoversi, di non fare sacrifici per comprarne una, si entrava in possesso di

16 ott 2015

TTIP in arrivo un altro raggiro



Mettiamola così, non riuscendo più in Occidente a stare con i piedi per terra, negli ultimi anni il demonio si è organizzato e ha preparato un piatto che ci vede quasi cotti a puntino. Il demonio non è un singolo soggetto, agisce in gruppo, e allestisce trappole perché noi, gli allegri idioti, ci finiamo dentro, felici e contenti. E’ accaduto che nell'ultimo secolo, i nostri nonni e genitori abbiano patito due conflitti mondiali, hanno sgobbato parecchio, potendo però lasciarci il frutto di tale lavoro: l’affidamento, in comodato d’uso, di una società libera, con ampie tutele sul lavoro, sicurezza, istruzione. Noi non abbiamo ringraziato per il lavoro sporco, per la fatica nel dover affrontare una ricostruzione con tante insidie, le poche ore di svago e i sacrifici per lasciare questa prosperità. No, abbiamo dissacrato le loro idee, sbeffeggiato l’onestà, l’integrità, la rettitudine, prendendoli in giro per l’ingenuità di una vita semplice. Adesso che abbiamo smantellato i pilastri dell’umana convivenza, inneggiando ai “privilegi” personali, vedremo quanto saremmo bravi a cavarcela. La crisi nata dalla voracità finanziaria ha cominciato a diminuire i diritti, sembrava impossibile che accadesse, eppure è avvenuto. Mentre noi negli anni passati scendevamo in piazza per i più disparati motivi, il demonio ha deciso che da queste parti gli operai costavano troppo e, con un pianeta grandino, le industrie potevano essere spostate in luoghi più compiacenti. Adesso alcuni cominciano a sospettare dei migranti, persone con minor coscienza dei loro diritti, e diciamolo pure, abituati a sgobbare più di noi. Tanto per fare un esempio, non avremmo dubbi sulla scelta tra

14 ott 2015

La Turchia nella Comunità Europea, solo questo ci manca




La goccia scava la pietra, lo dicevano gli antichi, purtroppo richiede parecchio tempo, ciò non toglie la volontà di provarci fino al tormentone. La Storia per la maggioranza delle persone non è maestra di vita, forse dipende dagli insegnanti, incapaci di renderla una materia viva; di fatto, molti non riescono ad accostare delle vicende accadute nel passato con eventi sopraggiunti, a volte potendo addirittura comparare con il presente. Si aggiunga a questo l’idea strampalata del non poter evocare il passato, perché il “nuovo” è migliore, portatore sempre e comunque di progresso. Bisogna anche metterci la supponenza umana, ignara della differenza tra apprendere e comprendere, oppressa nel giudizio da condizionamenti e istinti primari. Interessante rilevare come i problemi legati all'essere umano: nascere, vivere, morire e le derivanti pene, inquietudini e depressioni non cambiano pur attraversando i millenni. Non è diverso un persecutore di ieri rispetto a uno di oggi, e passano secoli, però violenze ed efferatezze sono sempre qui. Vigliaccheria, tradimento, menzogna, insidie invariabili. Tanta strada ma l’evoluzione non è arrivata; nelle guerre oggi come allora si parla di genocidi, stupri, miseria, gente che scappa, schiavitù. Può sembrare un paradosso eppure la Storia non inganna, si tratta sempre di uomini, guidati da odi, intolleranze, desideri di conquiste e sopraffazione.  Difficile non fare un raffronto con quanto sta avvenendo, osservando il quadro della “Battaglia di Vienna del 1683”, il top della lotta tra l’impero

8 ott 2015

Perché i politici regalano sempre una mela...




Se confidi nel mito o nella genesi, la discordia nasce sempre con l’offerta di un pomo, una semplice mela. Questo frutto simboleggia nei fatti la regola del “divide et impera”, dividi e comanda. L’istruzione generalizzata avrebbe dovuto portare alla conoscenza della Storia, a scoprire come la maggioranza degli esseri umani sia sempre stata indotta a perseguire scopi lontani dal proprio interesse, a favore del padrone di turno.  Nell’Occidentale la piramide non è più a punta ma a gradoni, di fatto per l’uomo comune cambia assai poco, in balia dei pifferai diventati più raffinati. Dividersi in fazioni genera lo spostamento dell’obiettivo, il moltiplicarsi di possibili responsabili, rende difficile colpire il centro. Di esempi ce ne sono tantissimi: le varie riforme della scuola non hanno mai avuto come tema principale l’insegnamento ai giovani, favorendo l'evolversi. Al contrario una maionese impazzita deve rimediare agli errori generati da regalie, scambiate con voti nelle elezioni politiche del passato: spese troppe alte per il personale a discapito delle strutture; professori capaci e poco retribuiti

6 ott 2015

Schiavi dello strapotere umano



Chi va di mezzo è sempre una donna, benedetto "essere" incosciente del suo valore e centralità. Le grida virulente di femmine, incoronate a difendere la specie, sono diventate brusii; d’altro canto il gentil sesso non doveva combattere l’altro con le armi della rozzezza. Sfortunatamente il risultato è che alcune hanno imparato a comportarsi e a ragionare come i maschi, togliendo alla società il punto di vista al femminile. Ora il posto è occupato in gran numero dagli omossessuali, ai quali difetta la procreazione, perché la maternità è mezzadra di un frutto per tanti versi misterioso. Il vortice nel quale si trova la donna nella Storia a volte assomiglia al tornado, altre a quando si toglie l’acqua dal lavandino. Al primo è ascritto il culto della “grande madre”, divinità femminile del paleolitico; per molto tempo gli esseri umani e l’habitat erano parte dell’universo, si viveva dentro la natura e le sue leggi. Siamo passati dal periodo di cacciatori, raccoglitori, alla pastorizia e agricoltura, abbiamo attraversato millenni nei quali le varie civiltà hanno conosciuto momenti di gloria e miseria, sempre aumentando in modo equilibrato la popolazione umana. Negli ultimi duecento anni con la rivoluzione industriale siamo passati da 1.200.000.000 di persone a 7.350.000.000, i numeri dovrebbero lasciare il segno perché è stata una vera esplosione demografica, anche se la metà vive in povertà. E’ innegabile la necessità di strappare nuove terre per coltivazioni, allevamenti, sfruttamenti minerari, di legnami, infatti, in Amazzonia, ogni 8 secondi sparisce un’area grande quanto un campo di calcio. L’essere umano ha cambiato pure stile di vita, nel suo percorso si è imbattuto in nuove rivelazioni, e non sa fare a meno di automobili, aerei, televisori, computer, telefonini. La moltitudine viaggia, mangia oltre la necessità, schiavizzati e totalmente asserviti dall’utile all’inutile. Fuor di dubbio non è possibile per tutta la popolazione terrestre, vivere

3 ott 2015

Brasile come mangiarsi un paese e vivere felici



I moderni brasiliani pare conoscano solo il tempo presente. Non hanno nessuna voglia di guardare al passato, essenziale per uscire da situazioni sfavorevoli, e il futuro tra un misto di scaramanzia e fatalismo, non è seducente. Questo, unito all’inesperienza, fa sì che il ricchissimo Brasile, dopo aver fatto qualche passo in avanti, di fronte all’emergenza esegua un balzo a ritroso. Nei primi anni del ‘900 il paese aveva una buona economia, soprannominata la politica del “caffè-latte”, perché con lo zucchero, erano i prodotti più esportati. Negli anni ’20 una forte depressione per il crollo del prezzo del caffè, favorisce gli oppositori del regime oligarchico dei latifondisti. Rappresentante di questa cordata era Getulio Vargas, avvocato nato in una famiglia ricca e potente, che perde le elezioni, ma nel ’37 spodesta il governo e diventa presidente, avviando una dittatura militare. Ebbe simpatie per Hitler e Mussolini ma gli USA dopo Pearl Harbor, lo inducono a inviare un corpo militare in Italia e Africa settentrionale, così per sua fortuna alla fine del conflitto sta con la parte giusta.  Poco dopo fu deposto da un pronunciamento militare, tuttavia da questa fase il paese uscirà con elezioni libere, una costituzione democratica e federale. Nel ’50 Vargas riesce a farsi rieleggere. Il suo governo non aveva una maggioranza consolidata, l’aggravarsi dei problemi economici e la corruzione tra gli uomini della sua amministrazione, lo portano al suicidio nel ’54, prima, però aveva creato il monopolio del petrolio, fondando la Petrobrás. Anello di congiunzione al periodo attuale. L’operazione scoperta dalla polizia federale brasiliana e denominata “lava-jato” prende il nome da un distributore di benzina, nel quale funzionava un ufficio di cambio, dove avveniva il “lavaggio rapido” del denaro illecito; la somma pattuita era consegnata dalle maggiori imprese di costruzioni a politici corrotti in cambio di contratti con imprese pubbliche,

1 ott 2015

Arabia Saudita, Occidente e Russia, no alla faziosità ingannevole




Il prezzo del tradimento di Giuda, trenta denari, equivaleva allora alla vendita di uno schiavo; quello per il quale siamo venduti è superiore, se questo rallegra, raffreddiamo l'allegria, perché non c’è più limite alla corruzione, concussione, inganno. Se non cominciamo a difendere i nostri diritti, acquisiti nell’ultimo secolo con molta sofferenza, saremmo inchiodati anche noi. In Europa eravamo all’apice, la stragrande maggioranza aveva raggiunto un benessere economico e sociale invidiabile, certo i ricchissimi non erano tanti, e la quantificazione della loro ricchezza non era stratosferica. L’impulso chiamiamolo “capitalistico-finanziario”, nato e allevato da una cultura che vede il denaro come unica meta, preme perché il sistema cerchi profitti sempre più alti, la persona nella sua fisicità non è importante bensì mezzo per ottenerlo. Per questo vediamo affogare la classe media e non riusciamo a capire, tanto per fare un esempio, perché il manager della Volkswagen Martin Winterkom si porta a casa 28 milioni di pensione e 32 di buonuscita, cifra enorme, superiore anche alla realizzazione di una vincita alla lotteria, sogno di un comune mortale. Quel signore ha molti pari, e tutti innalzano gli scudi per difendere il loro castello costruito a nostra insaputa, quando sfruttavamo felici un periodo di pace e tranquillità. Cominciamo a vedere come sono incanalate le informazioni e le divergenze, perché siamo portati per mano a sostenere argomenti viziati all’origine, altri trovano il forziere con l'oro, a noi corrisponderà povertà e autocrazia. Un esempio di specchietto per allodola: nel mondo occidentale è beneficiaria di ampi spazi l’Arabia Saudita, monarchia assoluta nata nel 1932 dal nulla. La famiglia Saud ha vinto la sua battaglia contro i Rashid, creando un regno in territori appartenuti all’Egitto, all’impero Ottomano e ad altre famiglie. La popolazione originaria era nomade o semi-nomade. Purtroppo i Saud per mantenere il loro potere, hanno imposto un ordinamento retto sul fondamentalismo sunnita; è prevista la pena di morte per apostasia, sul loro

29 set 2015

Catalogna, l'inutile tracotanza degli antistorici




Questi austeri signori, presi dalla lettura di documenti, hanno appena firmato il Trattato di Utrecht del 1713; agli amanti del periodo nel quale vivono, inorriditi dal girare la testa sul passato, cerchiamo di spiegare che quelle firme incidono ora pesantemente sul vissuto di milioni di Catalani. Ebbene sì sono passati trecento anni, molta acqua sotto i ponti  però la Storia fa capolino. Turbolenze e guerre sono scaturite con la morte di Carlo II, ultimo Asburgo di Spagna e dell’impero d’Oltremare, re di Napoli, Sicilia, Sardegna ecc.  La sua vita non è stata diversa da tanti senza rampolli, questi soggetti creano attese in parenti lontani e vicini; il re era nato malaticcio, e le monarchie europee intrecciate da parentele, avevano sempre avuto idee personalissime sul futuro della casa reale. Carlo aveva lasciato disposizioni perché fosse proclamato sovrano Filippo d’Angiò, figlio di sua sorella Maria Teresa, e nipote del re di Francia Luigi XIV; peccato che il moribondo aveva trascurato un particolare: sua sorella aveva rinunciato alla successione al trono spagnolo. Per questo intorno al cadavere si battono in molti, costruendo due schieramenti: da una parte la Francia e dall’altra l’Austria, l’Inghilterra, i Paesi Bassi, ai quali si uniscono altri. Dopo alcune battaglie la situazione si mette male, i francesi si vedono già sconfitti, quando per loro fortuna, muore l’imperatore d’Austria e, gli succede al trono Carlo VI d’Asburgo. A questo punto è subentrato il panico, perché il nuovo imperatore era anche il pretendente al trono di Spagna, se adesso lo diventasse per davvero, costruirebbe la dinastia più potente del mondo. Gli alleati, furbetti illustri, mettono a sedere sul tavolo la quasi sconfitta Francia e nasce il trattato di Utrecht. Filippo di Borbone diventa re di Spagna e la corona è separata da quella di Francia; l’Inghilterra avrà Gibilterra e le isole di Minorca e Baleari; l’Austria si deve accontentare dei Paesi Bassi spagnoli, del regno di Napoli, Sardegna, ducato di Milano, dei presidi in Toscana; insomma ognuno si porta a casa qualcosa. I Borboni cosa fanno per prima? Aboliscono la “Diputaciò del General” creata nel lontano 1359, un consiglio delle “Corts”, organismo in rappresentanza degli ecclesiastici, dei militari e del popolo; una sorta di commissione governativa delle corti catalane, ossia delle contee autonome, confederate all’inizio alla corona d’Aragona, e unite da cultura e lingua propria.  La “Diputaciò” sarà restaurata molto tempo dopo nel 1931, e nuovamente abolita dal dittatore Francisco Franco nel 1939. Ecco perché la Storia si fa beffa di noi mortali. La

Meridione indolente

L'indolenza è un’accezione come un'altra per allontanare il problema del sud, o metterlo in un angolo remoto della coscienza sociale e politica. Tanti ascrivono al clima la povertà di una regione rispetto ad altre, di là dei tropici sono le regioni del nord quelle considerate svogliate. Una deduzione priva di fondamento: per popolare le Americhe, l’Oceania, sono arrivati esseri da varie parti del pianeta, lo sviluppo o meno delle società dipende dal grado d’istruzione e dal buon governo, non dalla mitezza della temperatura. Bisogna partire da un tempo remoto, da congiunture fortuite e no, per capire la situazione presente nelle regioni del sud d'Italia. Nel XII secolo Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, fu un uomo di raffinata cultura; egli regnò con la tenace volontà di unire terre e popoli. Nell’Italia meridionale e in Sicilia organizzò un governo centrale con un’amministrazione funzionante, della quale non vi è traccia nel corso degli eventi successivi. Avendo abolito i dazi all’interno del suo impero, avremmo tutti da rimpiangerlo ancora oggi. Uomo troppo lungimirante, si scontra con la Chiesa mettendo in discussione il potere temporale, per questo sarà scomunicato e descritto come un eretico; deposto da un Concilio il suo prestigio si appanna, decretandone la fine. Mentre il resto d’Italia arriva all’Ottocento conoscendo fasi alterne, in ogni caso avendo usufruito del periodo “comunale”, apportatore di vigore nel commercio, nell’artigianato, nell’economia in genere, nel sud  perdurava ancora il feudalesimo. La “questione meridionale”, espressione concepita da un deputato dopo l’Unità d’Italia, rilevava questo scollamento della realtà del sud rispetto ad altre regioni.  Nel Regno delle Due Sicilie governato dai

24 set 2015

Volkswagen è solo un'altra figuraccia?




La birra non basterà ad affogare la gaffe planetaria dei tedeschi. Pur in vista del Giubileo, è proprio necessario avere misericordia di Angela Merkel, Wolfang Schäuble, Martin Schultz, e tanti altri fiancheggiatori della correttezza teutonica? E’ incredibile riscontrare quanti improvvisati pompieri sono all’opera per spegnere l’incendio. Strano vero? Riassumiamo: - il tedesco Peter Mock, direttore di un organismo nato per monitorare le emissioni dei mezzi di trasporto, chiede al suo collega americano John German di reiterare nuovi collaudi sui motori diesel della Volkswagen Passat e Bmw X₅, questo produce una reazione a catena, di cui noi piccoli uomini della strada, diventiamo ora testimoni; - il reale problema non è solo dell’esalazione sopra il consentito, bensì la truffa organizzata deliberatamente attraverso un software che truccava i risultati della fuoriuscita dei gas; - girava da molto tempo un documento del Ministero dei Trasporti tedesco conosciuto da varie personalità di Berlino e Bruxelles, tenuto debitamente nascosto; - ci sarebbero dai dieci agli undici milioni di auto truccate in giro per il mondo; - il titolo del gruppo Volkswagen ha perso in pochi giorni un terzo del suo valore, uno scherzetto che ha bruciato 15 miliardi di euro in poche ore; - le sanzioni da pagare solo negli Usa, si aggirano intorno ai 18 milioni di dollari; - Martin Winterkorn, direttore del gruppo Volkswagen, si è cosparso il capo di cenere, ha chiesto scusa e si è dimesso, va in pensione ma prima incassa un assegno di 28,6 milioni di euro. Qualcosa non torna. Nessuno va in galera, i personaggi che sapevano rimangono nell’ombra, chi si addossa la responsabilità prende una vagonata di euro. Tutto qui? Scherzetto o dolcetto? Tutti

18 set 2015

Russia, dalle stelle alle stalle


La Russia di Giacomo Quarenghi, architetto ufficiale di Caterina II nel '700, è lontana quanto quella da noi conosciuta con il nome di Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, leggasi URSS. Nondimeno illustri personaggi politici, un emerito presidente della Repubblica Italiana, intellettuali, giornalisti, scrittori si emozionavano al suono dell’Internazionale più che del proprio inno nazionale, avevano occhi solo per la bandiera rossa con falce e martello. In quel periodo tutti sapevano come vivevano i cittadini delle varie repubbliche, della mancanza di libertà, dell’impossibilità di espatriare, dei gulag i campi di concentramento dove hanno trovato la morte migliaia di prigionieri politici. Le rivolte sedate con il sangue degli oppositori dalle truppe sovietiche nella Germania Est, in Polonia, in Ungheria, erano giustificate dall'Unità, giornale del partito comunista, come “stabilizzazione internazionale”; gli operai insorti erano tacciati di “teppisti”, “spregevoli provocatori”. Luigi Longo sostenne la tesi della rivolta fascista, a suo dire “l’esercito sovietico era intervenuto in Ungheria allo scopo di ristabilire l’ordine”. Giorgio Napolitano condannò come controrivoluzionari gli insorti ungheresi. Con la caduta dell’Impero Sovietico, con la libera circolazione dei suoi abitanti, in molti sono diventati difensori degli oppressi, paladini della libertà, patrocinatori della giustizia internazionale, e scoprono nella Russia odierna un nemico da combattere. Strano vero? Per gli USA è normale, i Russi rimangono saldi nella loro tradizione, difficile dopare una popolazione istruita, che

8 set 2015

MIGRAZIONE qualcosa non torna




Migranti, profughi, la confusione impera e tutto prelude grandi interessi intorno a questa gente in viaggio. Sfatiamo i miti e guardiamo la realtà dei fatti. La maggior parte dei migranti proviene dall'Eritrea, Nigeria, Somalia, Sudan, Siria, Tunisia, Marocco, Algeria, Gambia, Bangladesh, paesi differenti ma con un passato abbastanza simile. Molti europei, abbagliati da ideali social-comunista o da religioni catto-comunista, per decenni hanno asperso con parole e scritti sulle malefatte del colonialismo, tanto che alcuni in buona fede per pagare tali peccati, hanno calato le difese e accettato senza fiatare, lo scombussolamento delle nostre società. Non è minimamente ipotizzabile dislocare la popolazione bisognosa per guerre o carestie da una parte del pianeta all'altro, sposterebbe il problema senza raggiungere l’effetto di conseguire benessere per tutti. Per questo è vitale mettere i puntini sulle i.  Possiamo cominciare da un esempio a noi vicino: - l’Eritrea è stata controllata dagli Ottomani per trecento anni, questi la lasciarono agli Egiziani che erano sotto un "protettorato” britannico. Alla fine del XIX secolo l’Italia costituì, sotto il governo di Francesco Crispi, la colonia dell’Eritrea in parte acquistando terre dal sultano locale. Il territorio nel 1890 contava 300.000 abitanti, dopo cinquant'anni alla fine della dominazione italiana erano 1.000.000 di persone. Strano vero? Quando si sta male in un posto, la gente se ne va, emigra, qui al contrario sono triplicati. Nel 1941 il paese torna ai britannici e negli anni cinquanta l’ONU (conoscete quell'organizzazione tutta umanità a parole e demagogia?) stabilisce che l’Eritrea sarebbe stata federata all'impero d’Etiopia. Risultato? Un susseguirsi di guerre civili fino al 1991, anno dell'indipendenza. Popolazione felice e contenta? Pare di no se in molti decidono di andarsene da una dittatura africana. Nigeria, Sudan, Somalia hanno tutti una storia simile. Dominate nel passato da

12 ago 2015

EUROPEI liberi o telecomandati




Non è fondamentale conoscere la Storia o guardare la cartina dell’Europa, un abitante del nord e uno del sud sono affini quanto un leone marino e uno africano. Alcuni illustri pensatori pian pianino si stanno svegliando dal profondo sonno nel quale erano caduti, alcuni per ideologie non più alla moda, altri per leggerezza, molti per opportunismo. Sono benvenute le riflessioni sulle diversità culturali e sulle forti tradizioni in vigore nei vari paesi. Stupisce questa tardiva meditazione e nessuno, per quanto ingenuo, potrà mai credere in un’illuminazione. E’ semplicemente arrivata una crisi, scaturita da un immane errore, disegnare un’economia con caratteristiche nordiche, per popoli con idee sulle operazioni commerciali, sul lavoro, sull'assistenza, sul modo di vivere, del tutto dissimili. Non ci sono politici e “poteri forti” immuni da colpe nel nord come nel sud. Al solito s’inizia a giocare pensando d’essere più furbi, ognuno crede di portare più vantaggio alla propria casa; il sud più intento al piacere del buon vivere, si dimentica che gli altri sono sempre al lavoro, per questo come Storia insegna poi tocca operare di rimessa, e non sempre è indolore. E’ certo e doveroso cambiare il meccanismo dell’euro organizzato dai tedeschi a loro immagine e somiglianza, e

23 lug 2015

KEEP CALM e........




A volte è necessario far scorrere del tempo per riordinare le idee e poter proseguire, in fondo è questo il compito fissato, da chi non vuole essere indifferente dinanzi all'ineluttabile. Issare bandiera bianca, questo ha fatto Tsipras con la decisione di abdicare alle condizioni imposte dall'Unione Europea. Le nostre speranze erano ben altre, ma esigere un altro sforzo a una popolazione alla canna del gas, maneggiato da chi ne ha parecchia dimestichezza, indubbiamente comportava da parte del primo ministro greco, un coraggio da leoni. Nel mondo contemporaneo è scomparsa l’idea del sacrificarsi per i posteri. Oggi è l’epoca del tutto e subito, impossibile chiedere, seppure agli eredi di un passato glorioso, un’immolazione. La Storia è beffarda, nel 1953 c’era un ministro greco tra i firmatari dello sconto del 50% alla Germania per i danni causati nella prima guerra mondiale, e il congelamento per quelli della seconda. C’è da rabbrividire quando ascoltiamo i tedeschi porre l’accento sull'obbligo di ottemperare al pagamento dei debiti, proprio loro che hanno causato morti, danni e distruzioni. Ora ci spiegassero i politici europei perché sarebbero più importanti i debiti attuali, frutto di raggiri contabili

5 lug 2015

ATHENA è desta



 
Tutti vincitori, certamente NO, certamente OXI. Era talmente folle l'immagine della Grecia, senza la quale non ci sarebbe l'Europa, data in pasto agli strozzini in giacca e cravatta, e obbligata a bere cicuta, alle continue ingerenze nella sua politica interna ed estera. Intromissioni lo ricordiamo dall'inizio dell’Ottocento, ai tempi dell’Indipendenza, quando alcune nazioni europee hanno deciso e disposto, secondo i propri interessi, per la popolazione greca. Ci dispiace immensamente infilare il dito nella piaga, però è ora di gridare l’EUROPA è Atene, è Roma, è Madrid, è Parigi, è Lisbona. Scomodare Aristotele, per quanto scritto un paio di millenni fa, sulla mancanza d’intelligenza e abilità politica dei popoli nordici, alla luce dei fatti sembra comico. L’Europa da loro partorita non è la NOSTRA, questo è bene dirlo anche agli Americani, siamo e saremmo Europei, abbiamo cultura e tradizioni millenarie. Non abbiamo bisogno di costruire luna park per richiamare turisti, da queste parti gli occhi sono abituati a giovarsi della genialità umana, quella reale non virtuale. Carissimi nordici giudiziosi, la Storia la conosciamo e ricordiamo. Tanto per ripassare: in modo molto marginale si parla, della clausola di colpevolezza, che alla fine della prima guerra mondiale obbligava la Germania a

3 lug 2015

OKI OKI OKI



Ebbene sì, è fin troppo facile rappresentare i tedeschi Schäuble e Merkel, il finlandese Stubb, e con loro una pletora d’investitori per nulla dediti all'etica, come i nuovi Serse. Contorno al dramma che assistiamo vediamo i novelli Efialte, quell'antico pastore che mostrò ai persiani il passaggio sul monte Eta, permettendo all'esercito di Serse d'arrivare alle spalle dei Greci. Al passo delle Termopili Leonida, assieme ai suoi 300 valorosi soldati, resistette fino alla morte, regalando tempo utile per vedere le sorti della guerra cambiare, portando alla sconfitta i persiani. Oggi come in passato gli Efialte sono i corrotti, i vigliacchi, tanto stupidi da lamentarsi sull'ingiustizia del mondo, con il timore di perdere una cosa che non hanno mai avuto, il coraggio d’essere coerenti con le proprie idee, e all'occorrenza pagare pegno. Non stiamo tranquilli neanche noi, perché in tanti non vogliamo continuare a portare l’ombrellino ai nuovi Serse, siamo disposti per continuare a mangiare le mozzarelle fatte con il latte fresco, a mandare tutto all'aria. Sarebbe troppo bello svegliarsi lunedì e poter gridare OKI ha vinto. Forza Greci fatteci SOGNARE, la dea Atena ritorni a vegliare su di voi, non è possibile che scorra solo sangue ottomano nelle vostre vene.
p.s. si grida OKI ma si scrive oxi

30 giu 2015

Siamo tutti GRECI o meglio ELLENI


Φοβάμαι τους γερμανούς ακόμα και όταν φέρνουν δώρα
timeo quod germani etiam cum dona ferentibus

Da adulti tendiamo ad apparire ponderati, però da tempo assistiamo al massacro della Grecia con malcelata tolleranza. La ribellione odierna, rabbonita per mesi, non è possibile respingerla, perciò è mista a collera e smarrimento. Non è solo amore verso la culla della nostra civiltà europea, è indignazione per lo scempio compiuto scientemente da secoli contro un’intera popolazione.  Volete degli esempi di pesi e misure differenti? Lo sterminio delle popolazioni indigene nelle Americhe, la tratta degli schiavi venduti dai loro capi tribù, riempie pagine di giornali e libri, degli scrupolosi hanno sviluppato trattati diventati “bibbie” per politici terzomondisti.  Molti vorrebbero farci cospargere il capo di cenere per colpe datate, al contrario quello che accadde a due passi da noi, ora, interessa per sommi capi. Aprire negli ultimi mesi i giornali e leggere sulla Grecia, richiede una pazienza di Giobbe; economisti e opinionisti prezzolati offrono ai lettori articoli, per incanalare le pecore verso i loro padroni. Cerchiamo di sciogliere il bandolo,  lasciando a ognuno la possibilità di farsi un’idea, giacché ancora non difetta il libero pensiero. Il quadro “Il massacro di Scio” di Eugène Delacroix, con realismo impressionante mostra le famiglie greche in attesa della morte o della schiavitù, in seguito alla violenta repressione compiuta dai turchi ottomani nel 1822; evento realmente accaduto durante la guerra d’indipendenza, quando ventimila

15 giu 2015

INTEGRAZIONE.........





In questo quadro dell'inglese George Watts, la bruttezza del Minotauro passa in second'ordine, perché la figura del mostro arriva quasi a intenerirci, per la malinconia espressa mentre osserva l’orizzonte. Una frase in un libro di Michael Ende (scrittore conosciuto per “La storia infinita”) ci guida al pensiero che scorre nella mente del Minotauro: - Soltanto chi lascia il labirinto può essere felice, ma soltanto chi è felice può uscirne. Questo vale per lo spirito con il quale nella vita si affrontano molte situazioni, il più importante però riguarda il nostro inconscio, e la sofferenza vera o falsa provata. Il vocabolo “integrazione” proprio delle scienze sociali, indica un insieme di processi culturali e collettivi, per il quale alla fine di un percorso, un individuo entra a far parte di una società differente dalla sua. Sulla carta è sempre tutto bello e splendente, altra cosa è sentirlo sulla nostra pelle. Al dunque, chiariamo le differenze abissali sulle varie tipologie di esiliati o trasferiti, da una parte all'altra del mondo. I privilegiati economicamente appaiono i meno sofferenti, anche se l’esteriorità inganna. Vi sono talmente tante differenze tra gli stessi paesi occidentali da richiedere un manuale per la sopravvivenza. In alcuni paesi è obbligatorio darsi del “lei”, il

10 giu 2015

Sulla LIBERTA'




Caro Voltaire, stiamo qui a meditare sulla tua frase: «Ma come! Sarà permesso a ciascun cittadino di non credere che alla sua ragione e di pensare ciò che questa ragione, illuminata o ingannata, gli detterà? È necessario, purché non turbi l’ordine» (Trattato sulla Tolleranza). Splendida e chiarissima, eppur non raccolta nel suo insieme. Adoriamo disquisire sulla libertà, gridando a squarciagola il nostro diritto ad averla, più ne parliamo, più la calpestiamo. La dea romana Libertà, rappresentava la libertà personale di ognuno ma s’identificava con la cosa pubblica (res publica), per lo storico romano Tacito, lo spirito di libertà è il sentimento umano più nobile, che unisce gli uomini di là dai confini geografici (e quindi dalle differenze insite). Tra i Greci era difesa la libertà della comunità politica, non del singolo; gli individui erano obbligati a leggi limitative, affinché tutti potessero vivere in uno Stato organizzato.  Trasvolando al 1600, incontriamo Cartesio che definisce la libertà come una scelta faticosa per cercare la verità tramite il dubbio. Con poche righe abbiamo tracciato un piano sul quale riflettere, e se non apriremmo gli occhi in fretta ci giochiamo il futuro dei nostri figli. E’ un fatto, siamo liberi quando possiamo decidere di pensare, esprimerci e agire senza repressioni; tuttavia bisogna rendere evidente che tutto nasce da condizionamenti, da leggi fisiche e naturali. O no? L’essere umano sta in società da qualche millennio, molti apprezzano la