1 ott 2015

Arabia Saudita, Occidente e Russia, no alla faziosità ingannevole




Il prezzo del tradimento di Giuda, trenta denari, equivaleva allora alla vendita di uno schiavo; quello per il quale siamo venduti è superiore, se questo rallegra, raffreddiamo l'allegria, perché non c’è più limite alla corruzione, concussione, inganno. Se non cominciamo a difendere i nostri diritti, acquisiti nell’ultimo secolo con molta sofferenza, saremmo inchiodati anche noi. In Europa eravamo all’apice, la stragrande maggioranza aveva raggiunto un benessere economico e sociale invidiabile, certo i ricchissimi non erano tanti, e la quantificazione della loro ricchezza non era stratosferica. L’impulso chiamiamolo “capitalistico-finanziario”, nato e allevato da una cultura che vede il denaro come unica meta, preme perché il sistema cerchi profitti sempre più alti, la persona nella sua fisicità non è importante bensì mezzo per ottenerlo. Per questo vediamo affogare la classe media e non riusciamo a capire, tanto per fare un esempio, perché il manager della Volkswagen Martin Winterkom si porta a casa 28 milioni di pensione e 32 di buonuscita, cifra enorme, superiore anche alla realizzazione di una vincita alla lotteria, sogno di un comune mortale. Quel signore ha molti pari, e tutti innalzano gli scudi per difendere il loro castello costruito a nostra insaputa, quando sfruttavamo felici un periodo di pace e tranquillità. Cominciamo a vedere come sono incanalate le informazioni e le divergenze, perché siamo portati per mano a sostenere argomenti viziati all’origine, altri trovano il forziere con l'oro, a noi corrisponderà povertà e autocrazia. Un esempio di specchietto per allodola: nel mondo occidentale è beneficiaria di ampi spazi l’Arabia Saudita, monarchia assoluta nata nel 1932 dal nulla. La famiglia Saud ha vinto la sua battaglia contro i Rashid, creando un regno in territori appartenuti all’Egitto, all’impero Ottomano e ad altre famiglie. La popolazione originaria era nomade o semi-nomade. Purtroppo i Saud per mantenere il loro potere, hanno imposto un ordinamento retto sul fondamentalismo sunnita; è prevista la pena di morte per apostasia, sul loro
territorio ogni simbolo religioso non conforme all’islam è vietato, è tra i pochi paesi sul pianeta a non avere un parlamento, sono finanziatori della “fratellanza musulmana”, e molto altro ancora . Le donne non possono guidare, e non aggiungiamo gli altri divieti imposti al sesso femminile, per misericordia al buon senso e alla stupidità di lor signori. Basterebbe solo questo per biasimarli, sennonché hanno la più grande riserva di petrolio al mondo, e sono alleati degli americani nella politica estera. “Do ut des”, do affinché tu dia, così facendo entrambi si sono turati il naso e gli
aggregati seguono.  Ogni tanto qualcuno si sveglia, ricadendo rapidamente in letargo. Nel frangente si dimostra contrarietà per la sorte di Alì, un’attivista sciita di vent’anni e da tre e mezzo in carcere, condannato alla decapitazione; dopo morto il suo corpo non avrà pace, il disgraziato sarà crocefisso, lasciato agli uccelli rapaci e alla putrefazione, come spiegato dallo scrittore Tahar Ben Jelloun. Non è un circostanza rara, negli ultimi otto mesi sono state eseguite 114 condanne a morte. Il blogger saudita Raif Badawi sta scontando la sua pena di dieci anni e 1000 frustate, sì frustate, per aver messo un “mi piace” su facebook di un arabo cristiano, e mosso una moderatissima critica a delle personalità politiche. Qual è la differenza tra questo paese e la Siria? Sarebbe interessante avere una risposta dal presidente Obama, dai titubanti politici europei, dalla congrega che li sostiene con la puzza sotto il naso, nicchiando tutti dallo scendere in campo affiancati alla Russia per sconfiggere Isis, motivando questa contrarietà con il non volere aiutare il dittatore siriano Assad. Non uno stinco di santo, però in quell’arena non esistono regole, se no quelle motivate dall’interesse di personalità legate a vendita di armi, petrolio e amenità del genere. Se fosse vero l’interesse per la popolazione civile, da troppo tempo qualcuno si sarebbe mosso, purtroppo come la classe media europea, sono e siamo carne da macello e neanche di primo taglio. Il 6 di ottobre dovrebbero prendere una decisione sul prossimo Salone del Libro, sarebbe una blasfemia avere l’Arabia Saudita come paese ospite, magari bisognerà pure chinare la testa e dare il posteriore perché libri, contrari alle usanze locali non entrino sul “sacro territorio”. Siamo sollevati dal sapere che nella vecchia Europa, in alcuni paesi esiste ancora la rispettabilità, è il caso della piccola Norvegia, primo paese a chiedere all’Arabia Saudita la reciprocità, non permettendo la costruzione di moschee con i soldi dei sauditi finché non sarà possibile formare comunità di altre religioni a casa loro; della Svizzera che con un referendum ha bocciato la costruzione di minareti.  Piccole quisquilie, in serie possono arginare il malcostume di venderci fumo, o di contarci come teste in un gregge sorvegliato dal pastore di turno. Il denaro sporco non è solo quello della malavita organizzata, viaggia tranquillamente e quotidianamente sotto il nostro naso. Alti burocrati, grandi manager, politici con posizioni decisionali, questi hanno la leva per condizionare il nostro futuro; fino a quando il nostro voto avrà valore, è necessario sorvolare sugli aspetti da guardoni, proporzionati da televisione e giornali, come nel vecchio “pane e circo” dei Romani, e cercare il filo che unisce le persone al denaro. Bisogna stringere l’assedio ai corrotti e ai mistificatori, per puntellare all’infinito il nostro diritto a società giuste, alla sicurezza sociale, alla dignità personale.