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22 set 2019

M la scuola W la scuola





Vedervi all’opera crea due condizioni di spirito. La prima inietta entusiasmo e “joie de vivre”, perché la capacità di superare le sfide ci dà la misura del vostro crescere e dell’acquisizione dell'indipendenza. È una parabola che dona a noi genitori una rassicurazione riguardo il vostro futuro in quanto è evidente che, non essendo eterni, il nostro invecchiare corrisponde al vostro diventare adulti autonomi. La seconda condizione ci destina un pochino d’ansia, perché non possiamo più fare nulla per voi: nessun rimbrotto per studiare e non star a perdere tempo, nessun colloquio con i professori per capire cosa bisogna fare contro il vostro disinteresse verso una materia, o che misure adottare per aiutarvi. Ci vengono perciò in mente gli anni passati a perseguirvi per fare i compiti, per studiare e non farlo solo a ridosso delle interrogazioni e dei compiti scritti. Ecco è arrivato il tempo di scegliere quale università intraprendere, degli esami di ammissione alle università e dei recuperi.
Vi ricordate gli anni passati a convincervi della necessità di seguire anche le lezioni di un professore a voi non gradito e del perché era necessario studiare una materia che vi sembrava inutile? Ebbene adesso vi accorgete che negli anni passati, dove spesso riscaldavate solo i banchi, vi si dava al contrario l’opportunità d’immagazzinare conoscenza, che è il supporto alla cultura generale di ciascuno di noi. Certo, questa cultura la si può ampliare ed accrescere da soli,  se vogliamo anche da adulti, ma gli anni scolastici sono imprescindibili nelle scelte che siamo obbligati a prendere tra i 18 ed i 19 anni. Mi causa tormento non essere riuscita a convincere alcuni di voi, a non lasciar scorrere via gli anni scolastici facendo il minimo sindacale. Oggi posso dirvelo a chiare lettere: su alcuni professori avevate pienamente ragione, perché pure loro lavoravano facendo il minimo sindacale e spesso avvolti in ideologie di bassa lega. Per alcuni l’insegnamento era solo un obiettivo per guadagnarsi la pagnotta, altri perché non avevano scelta. Spesso vi siete imbattuti in personaggi che non vi hanno stimolato a conoscere, a perseverare quando gli obiettivi erano difficili, ad entusiasmarvi rendendo alcune materie vive.

17 ago 2019

Si ricomincia!


Devo ringraziare alcuni amici e soprattutto tanti sconosciuti che con le loro email mi hanno dato una spinta per ricominciare. In tutti questi mesi mi sono domandata più volte se valesse la pena continuare con Basta e alla fine ecco prendere il via Bastablabla. Il nuovo sito è un'alleanza tra persone che sono accomunate dal rispetto e coerenza per taluni ideali considerati tradizionalisti e populisti, dall'amore per la propria patria e dalla tenace difesa della millenaria cultura occidentale. Non ci interessa raggiungere chi ha il baricentro spostato verso altre idee e quanto meno difendere quanto pensiamo e scriviamo perché nasciamo per restare uniti tra simili, per supportarci e sentirci meno soli. Non ho mai creduto nella comunità e nella comunanza, termini spesso abusati ed utilizzati dai furbi per fare le scarpe a persone ingenue o troppo oneste. Chi mi ha seguito sa che scrivo di getto senza troppi ghirigori e lo faccio quando ribolle la rabbia verso i furfanti, i mistificatori, i buonisti ed i troppi bipedi idioti. Scrivo anche per le anime belle: i nostri giovani, spesso sballottati tra onde impetuose e a volte per togliermi alcuni pesi dal cuore. Ecco Bastablabla sarà soprattutto un sito di sentimenti mai assopiti, sentimenti che molti hanno voluto eliminare negli ultimi decenni in nome della modernità. Quindi si cambia meno politica e più umanità.
La dea Spes, raffigurata in questa moneta di epoca romana, era una giovane donna che incedeva sollevando l'orlo della sua veste e nella mano destra aveva un bocciolo di fiore, la preghiamo di darci forza in questo periodo particolarmente tormentato. BENTROVATI AMICI!

21 feb 2018

Amicizia... e Pulizia di Primavera



E ad un certo punto della vita, diciamo dopo i cinquant’anni, prendiamo consapevolezza dell'intorno come bambini venuti al mondo che improvvisamente aprono gli occhi. È come una giornata primaverile quando si aprono le finestre e l’aria frizzante irrompe portando freschezza e voglia di pulizia. Si per molti anni abbiamo sopportato situazioni e persone per quieto vivere e per rispetto, per educazione abbiamo ingoiato rospi e altro. Ecco aria fresca! Vivere è meraviglioso, s’incontrano all’improvviso sconosciuti che hanno la grazia di regalarti conoscenza ed esperienze mai immaginate, donandoci momenti preziosi. Questo può avvenire quando meno te lo aspetti, durante un viaggio o prendendo un caffè al bar. A questi estranei aggiungiamo i componenti della nostra famiglia con i quali abbiamo fatto un cammino parallelo, quando le strade s'incontrano nasce una festa senza preavviso, la vicinanza è sempre gioiosa, il comune passato un piacere da ricordare e le somiglianze anche fisiche stanno lì a confermare un legame ancestrale. Mi ritengo una privilegiata perché ho un’amicizia nata nel periodo della culla, altre del periodo dell’asilo e delle elementari. Di molti possiamo non condividere idee, opinioni, modo di vivere e gusti, ma sento profondo il legame di un’epoca irripetibile, siamo accomunati da un sincero affetto fanciullesco, di quando i sentimenti erano ancora innocenti e puri. Li sento compagni di vita anche perché abbiamo avuto la fortuna di frequentare una scuola innovativa, dove la gentilezza tra noi era un valore preminente. Si divideva e si compartiva tutto, senza differenza tra sessi, credo religioso o gusti personali.

4 mag 2016

Distruggere per Rinascere?


In epoca di Brexit sì o no, il quadro dell'inglese Thomas Cole, "La distruzione dell’Impero romano", ci fa riflettere sulla stupidità umana. Il sacco di Roma per opera dei Vandali fu la batosta conclusiva, tanto che pochi anni dopo, nel 476, sarà deposto l’ultimo imperatore romano d’Occidente; ironia della sorte il suo doppio nome Romolo Augusto, il primo re ed il primo imperatore della millenaria storia romana uniti per decretarne la fine. L’Europa era nata in Grecia ma la grandezza di Roma risultò nel munirsi di regole e leggi che di fatto integravano popolazioni eterogenee, cui lasciava libertà di culto e tradizioni. Sottinteso, le leggi di Roma non si contestavano, infatti quando i cristiani scandirono perentori che l’unico Dio era il loro e le popolazioni barbariche abituate ad arraffare sagomarono una breccia, venne giù tutta la costruzione. Ora la breccia è come quella di Porta Pia, si comincia sparando su un punto, all'inizio non ci si fa caso ma quando l’artiglieria diventa martellante, il varco creato permette il passaggio delle truppe ed è la fine. L’idea di una Europa “comunitaria” era o meglio è bellissima. Il problema è quello di sempre, tutti vogliono indicare la strada agli altri; c’è chi si sente migliore, chi più preparato, ci sono i furbi che pensano di riuscire a destreggiarsi in ogni circostanza. Tra questi però non ci sono solo gli “Italiani”, abbiamo scoperto che il vizietto dell’astuzia è internazionale. Il presidente francese De Gaulle s’immaginava un’Europa dall'Atlantico agli Urali quindi includendo la Russia; tutt'altro che stupido riteneva l’idea ambiziosa ma avverabile nel tempo, nondimeno aveva due preoccupazioni: i burocrati, o meglio gli eurocrati, che assumendo poteri sovranazionali finivano con l’indebolire gli Stati nazionali e lo stravolgimento culturale dell’Europa. De Gaulle ostacolò l’ingresso dell’Inghilterra, considerata un cavallo di Troia degli USA.  D'altra parte a favore degli Inglesi non deponeva l’oscillazione nella

21 apr 2016

Chi sono gli attuali vincenti? Ruffiani, buonisti, profittatori, anime pie...


Non si tratta della suddivisione delle nostre società in buoni e cattivi, onesti o meno. Troppo semplice e fin troppo facile da arginare o combattere. Le menti si sono evolute e l'istruzione ha costretto i prevaricatori ad una maggior sofisticazione. Le comunità erano ripartite fino a qualche anno fa tra chi deteneva il potere attraverso i soldi e chi poteva contare con la forza fisica, seguivano tutti gli altri. Era tutto più semplice ed evidente, il tracciato era lineare e la coscienza personale o la necessità faceva la differenza tra i più, ossia tra tutti quelli che non appartenevano alle prime due categorie. Nei “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni era facile districarsi tra i potenti, i bravi e l’umana specie; nei “Miserabili” di Victor Hugo tra il giusto vescovo Myriel, il galeotto ravveduto Jean Valjean e l’ispettore Javert. La contraffazione nata negli ultimi decenni ha portato al decesso della percezione tra giusto ed errato, ed il relativismo con il suo ostentato ideale di uguaglianza e libertà ha partorito una medusa urticante, i cui tentacoli hanno funzione puramente offensiva. In natura troviamo una specie, il ragno, che segue le movenze dei nuovi vincenti: la tela viscosa serve per avvolgere e conservare la preda che è divorata ancora in vita. È un continuo sbandierare virtù indiscutibili come l'aiutare i bisognosi; pietà per le vittime di calamità naturali e guerre; bando alle corruzioni e al malaffare; condanna alle raccomandazioni e al tornaconto; meritocrazia nel lavoro e nella scuola; solidarietà ed accettazione delle diversità. Intanto i ruffiani ed i profittatori tessono la tela e lo si vede già dentro la scuola quando sono piccoli. Alcuni sono pure divertenti, lisciano il pelo al professore con aria birichina mista a malleabilità condita da simpatia, riescono così ad ottenere voti che vanno al di là delle reali capacità; quando grandi scelgono le persone utili a proiettarli in un mondo dei desideri altrimenti precluso, ci riescono sfruttando le umane debolezze. Buonisti ed anime pie sono come alcuni ragni siberiani che garantiscono la paternità della stirpe mutilando i genitali della femmina che non potrà più riprodursi. Questo perché le belle parole ed i bei gesti troncano le difese, l’arrendevolezza generata permette di arrivare senza intralci nella plancia dei comandi. Quante volte ci domandiamo come ha fatto una persona senza particolari doti o meriti a raggiungere una determinata posizione: - basta

17 mar 2016

Male e malessere nei fatti di cronaca

                                 
Perché ci sorprendiamo della crudeltà umana in delitti compiuti da soggetti considerati "normali”? Con tristezza rileviamo che gli assassini diventano intrattenimento televisivo per settimane, a volte per mesi, reclamizzati e mercificati tra una pubblicità e l’altra. Le vittime alla fine sembrano personaggi della fantasia, non corpi massacrati. In Italia, per fortuna, questi crimini efferati sono pochi, non per questo bisogna tentennare ed è necessario arginare le premesse per dare fiducia alla collettività. Inutile girarci intorno, viviamo in una società dove la famiglia in tanti casi ha perso il suo ruolo. Genitori adulti si aggirano con fare adolescenziale, alcuni impegnati nel lavoro o nel diritto alla propria realizzazione personale. I ragazzi crescono difesi ad oltranza, i peggiori nemici sono i professori e i padri e le madri degli “altri”. Questo è un piatto della bilancia, nell'altro c’è la carenza degli affini, il ridurre sempre più il tempo dello stare insieme; persa in molti anche l'abitudine di mangiare uniti intorno ad un tavolo. Quando i bambini sono piccoli si organizzano i momenti liberi dall'attività scolastica: sport o intrattenimento ludico da occupare tutta la settimana e il più lontano possibile dalle mura domestiche. Comunque si scelga c'è sempre poco tempo per parlare, giocare, creare un legame affettivo e di mutuo rispetto. Quando diventano grandicelli alcuni genitori se li vogliono levare di torno pure durante le vacanze o il fine settimana. Questo erige un muro invalicabile, così dentro le case si aggirano sconosciuti legati solo al portafoglio del genitore di turno. Lo stupore per un crimine commesso da un figlio è normale. Non bisogna però indugiare troppo sulla psicologia, sarebbe troppo facile scagionare i violenti incolpando droghe carnivore, pochi valori, società permissiva e buonista. Quando la giornalista Hannah Arendt scrisse nel 1961 il libro “La banalità del Male” a seguito del processo contro il nazista Eichmann,

15 gen 2016

Ragazzi attenti alle mele



Nel periodo natalizio gli Occidentali, professanti o meno, cercano d’essere più amabili. È un fattore istintivo, determinato dalla tradizione culturale. Siamo illuminati, folgorati dalla consapevolezza di vivere accanto ad altri umani. Un augurio di buon Natale non lo si nega a nessuno: no al vicino di casa, al barista, alla commessa, allo spazzino, all'autista dell’autobus, persone che abitualmente sono incorporee. Passate le feste s’innalzano nuovamente i ponti levatoi. Non è stato sempre così  ma ormai da troppo tempo siamo rinchiusi in famiglie ristrette, separate, indifferenti. L’indissolubilità del matrimonio legava le persone ai congiunti, creava lacci trasversali, insegnava bene o male la tolleranza tra i parenti. Questo era un beneficio per la comunità, il senso di appartenenza familiare si allargava al luogo di origine, oltre ai legami affettivi si badava a consolidare e migliorare dove si viveva. L’interscambio era consuetudine, abbandono e solitudine erano vocaboli sconosciuti. Anche nelle città maggiori si cresceva in rioni dove tutti si conoscevano, era naturale aiutarsi e la convivenza era improntata alla comprensione. Molti si riempiono la bocca con la parola “tolleranza” e tuttavia sono dominati dalla freddezza, dall'insensibilità, dalla spietatezza, dall'incapacità d’intercettare l’umanità nel prossimo. Le città ora sono diventate impersonali, escluso alcuni quartieri, la maggior parte vive in palazzi grigi e indistinti. La vita scorre in sogni di quel che si vorrebbe fare e nel desiderio di acquistare beni di consumo per apparire quel che non si è. Ragazzi vi stiamo lasciando una società svuotata di solidarietà, dov'è

17 dic 2015

MISERICORDIA


                                                                           
Quando papa Francesco parla di "misericordia" siamo convinti intenda il vocabolo derivato da "miserere", aver pietà e "cor", cuore? È una bella parola perchè indica la strada a tutti gli esseri umani, credenti o atei, verso la compassione per l'infelicità altrui. Provare questo sentimento implica condivisione, sofferenza atta a portare soccorso. Il Cristianesimo ha introdotto un’enorme novità: Dio diventa partecipe della vita nel mondo, infatti il Dio cristiano invia suo figlio sulla terra. Egli morirà sulla croce in remissione dei peccati e con la resurrezione assicura ai fedeli la vita eterna.  Il Dio di Aristotele viveva lontano, non aveva empatia con le nostre vicende, neanche compassione. Nell'epoca contemporanea il Natale è vissuto come una pausa, apprezziamo la parte godereccia dei regali, del cibo, delle bevande e degli incontri conviviali. Molti per tradizione seguono i riti della Chiesa, in fondo è un periodo di buoni propositi. Sorge spontanea la domanda, ma chi è misericordioso? L’ottimismo spinge a confidare nell'esistenza di persone propense agli altri, estranee da vanità, da esibizionismo e da giovamento terreno o soprannaturale. Nel rintracciare questi esseri sarà facile incappare nel fantasma di Diogene con la sua lanterna alla ricerca dell’Uomo. Senza mirare tanto in alto basterebbe un sano equilibrio, sentire nel proprio cuore il desiderio di operare con onestà senza arrecare danno agli altri. Se abbiamo sensi per amare, per provare gioia, valutare la delicatezza di un fiore, emozionarci per il sorriso di un figlio o un nipote non possiamo rubare la felicità ad un nostro simile. Aggiungiamo alla misericordia la catarsi del vecchio Aristotele. A questo serviva la tragedia, a purificarsi. Attraverso emozioni forti lo spettatore s’immedesimava e comprendeva il dramma, finendo con l’affrancarsi dalle passioni e pulsioni abiette. Dobbiamo riuscire a entrare nei panni degli altri, saremmo sorpresi dal dolore provato. È l’unica via per intendere la misericordia, caso contrario è un malinteso, s'intendeva parlare del “pugnale misericordia” che apparve nel XII secolo e veniva utilizzato alla fine dei combattimenti per finire i soldati feriti e moribondi.
                     

16 dic 2015

Banche perché farsi truffare?



E' difficile rispondere se è nato prima l'uovo o la gallina, al contrario è semplice replicare chi sia più importante tra una banca ed i suoi clienti. L’origine di questo istituto parte dal “trapezita” nell'antica Grecia, un tavolo dove operavano i cambiavalute, personaggi importanti perché dovevano conoscere il valore e l’autenticità delle monete. Nel tempo questi signori cominciarono a fare prestiti dietro compenso e Aristotele nell’“Etica Nicomachea” già si preoccupò di spiegare che il denaro non può generare denaro. Nel Medioevo la stessa Chiesa condannava chi si arricchiva con i prestiti, precludendoli la salvezza eterna. Non si tratta di facile moralismo, bensì di affermare che la ricchezza può essere frutto esclusivo del lavoro e non dell’investimento del denaro. Il solo vocabolo “investire” dovrebbe farci rabbrividire, si tratta di affidare un mandato a qualcuno per esercitare determinati diritti. Abbiamo spesso remore a dare una delega per una riunione di condominio o autorizzare qualcuno a parlare in nostra vece, al contrario accordiamo con molta superficialità i nostri averi a degli sconosciuti.  Quali sono le funzioni delle banche? Questi istituti sono preposti a prendere i risparmi dei clienti, i depositi, e corrispondere poi un interesse; questi denari affidati sono usati per erogare dei prestiti ossia il credito, con un interesse che dovrebbe pagare il risparmiatore più una parte per le spese di gestione. Parrebbe semplice, ecco però lo zampino del diabolico essere umano. Le banche sono cresciute nella stessa misura dell’avidità e della voracità dell’uomo moderno. Sono diventate grandi, questo vuol dire molti impiegati a formare piramidi: alla base migliaia di persone che hanno uno stipendio adeguato, in alto soggetti fiondati a dirigerle. In quelle ambite poltrone siede il peggio del peggio: raccomandati politici e dei potenti, eredi di alti funzionari, chi non ha remore e amore al

12 dic 2015

Povertà e immoralità




Crescere guardando i poveri ad ogni angolo produce una sorta di narcosi e per evitare complessi a riguardo s’impara fin da piccoli a considerare la tua fortuna nel nascere “bene” rispetto alla disgrazia di capitare in un ambiente miserando. È l’apoteosi del fatalismo: ad alcuni ha detto culo (impossibile trovare un termine più indicato!) mentre alla maggioranza il Risiko della sorte ha predestinato l’indigenza. Sono così tanti i disgraziati che aiutare tutti è impossibile, ne nascono in continuazione, ecco perché è facile munirsi di anestesia e viverci in mezzo. In tanti paesi africani, asiatici, nel centro e sud dell’America è un dato di fatto, la pietà pelosa per esempio a Natale avvia la preghiera e gli aiuti alimentari; qualche governo stanzia “briciole” con l’effetto di mettere un tappo di sughero in un canotto bucato. Questo è il tanto. Capita però nelle nostre città di questi tempi di fermarsi ad un semaforo e vedere un’anziana con un bicchiere di plastica in mano e al collo un cartello: “Sono una nonna in difficoltà, ho due nipoti di 14 e 16 anni con genitori senza lavoro, abbiamo urgente bisogno di aiuto”. Impossibile non rimanere scioccati, il cinismo esistenziale evapora in pochi secondi. Trattenere le lacrime un’impresa improba. Nel cervello si avvia un turbinio di pensieri, una rabbia possente ti circonda. Sfrondiamo tutte le varianti: ci sono quelli che si sono sforzati in minima parte nello studio e nel lavoro, altri poco adattabili ad accettare mestieri umili e faticosi, nulla però controbilancia l’immoralità nella quale siamo vissuti negli ultimi quarant’anni. La popolazione ha usufruito degli sforzi fatti dalla generazione che aveva conosciuto la guerra e la fame, i loro figli hanno potuto studiare e scegliere un lavoro. L’economia tirava e trovare un “posto”, anche attraverso raccomandazione di parenti e conoscenti, era un’impresa per molti non impossibile. L’essere umano è uno strano personaggio, gli puzza che tutti stiano bene, alcuni hanno approfittato del periodo per fortificare i propri manieri a scapito della

9 dic 2015

GIUBILEO di cosa dobbiamo gioire?



Tra gli ebrei con il corno d’ariete, lo jobel, si attirava jobil ossia la gente, proclamando jobal che è l’indulgenza. Sembra un gioco eppure da queste tre parole nasce il nostro “giubileo”, che in latino fu tradotto con la parola “giubilo”, un sentimento di gioia incontenibile. Quando di cinquanta in cinquant'anni la tradizione del popolo d’Israele metteva a riposo la terra, restituiva i terreni confiscati ai legittimi proprietari e liberava gli schiavi, gioco forza si viveva un’annata straordinaria. Non c’inventiamo nulla di nuovo, in questa lunga catena di anelli saldati che è la vita terrena degli esseri umani. Il tema dell’odierno giubileo è la “misericordia”, benedetta sia, perché noi uomini e donne per quanto ci sforziamo, troviamo assai ardua la pratica della compassione. La generosità è difficile conseguirla nelle famiglie, tra gli amici; l’individualismo si è impossessato di noi, tanto da renderci degli schiavi anaffettivi. Molti sperano ardentemente nella compassione e pietà di Dio per le proprie miserie morali, però rimane umanamente impossibile per la maggioranza dei bipedi provare tale sentimento per il prossimo. Prima d’immergerci nella cerimonia viene bene domandarsi se hanno ancora senso i X Comandamenti. Nell'attuale società siamo avvolti da pubblicità miranti a portarci nel regno della fantasia, diventa complicato distinguere la realtà. E’ tutto extra corporeo, scendiamo nel mondo reale solo quando c’imbattiamo in una malattia o nella morte, per questo non si accetta la natura delle “cose”e allora gridiamo contro la sfortuna, o contro Dio. Ripercorriamo con spirito libero, alieno da ipocrisie, i precetti donati da Dio a Mosè, se siamo laici osserviamo quanto il seguirli semplificherebbe il vivere civile.

7 dic 2015

Ragazzi non è sempre colpa vostra!



Ecco vi do un aiutino, la prossima volta prendete esempio dai trentasei figuri dipinti dal francese Louis Boilly. Quanto clamore, siete finiti sui giornali perché rimasti zitti, contrapposti alla studentessa musulmana e a un’altra quarantina di giovani islamici. Ripercorriamo i fatti: - in un istituto milanese sono invitati due giornalisti a parlare di Isis e delle diatribe tra sunniti e sciiti. Situazione esplosiva che vede contrapposti popoli, interessi economici e territoriali. Consigliati di leggere sull'argomento quanto scritto da un iraniano, la giovane musulmana se ne esce con la frase “ voi non capite niente, è tutto scritto sul Corano”. La “studentessa” se ne va con gli altri giovanotti musulmani, sorda ai commenti sul sacro libro scritto prima delle lotte insorte per l’eredità del profeta Maometto. Saranno pure asservite e prone ai loro maschi, ma con gli occidentali sono tutt'altro che malleabili. Qui inizia la nostra storia e cosa fanno gli altri studenti presenti? Nulla. Ragazzi, siete caduti sulla buccia di banana. Tranquillizzatevi eravate predestinati! Perché mai dovevate immolarvi per l’occasione? Siete cresciuti all'ombra dell’indifferenza religiosa, con genitori moderni sostenitori dell’insipienza dello spirito e anche chi si è avvicinato ai sacramenti, non fa che ascoltare peste e corna sulla religione. Anche se eravate preparati dal punto di vista storico, quale la necessità di passare per oltranzisti o peggio ancora per razzisti. Non ci riescono dei baldanzosi intellettuali a competere con integralisti e fanatici, perché lo dovevate fare voi? Ve lo spiego io cosa c’è sotto il tappeto. La maggioranza degli adulti si è riempita la

3 dic 2015

Bugie come sopravvivere alla disinformazione




In che modo dare una sveglia agli umani? Solo parlando della morte! La scultura marmorea di Gian Lorenzo Bernini, posta sulla tomba di papa Alessandro VII, è un avvertimento: nulla può, neanche un potente, contro lo scorrere della vita terrena, qui raffigurata dalla clessidra. La fine alla quale siamo tutti predestinati è la morte, volente o nolente.  Certo non è un argomento piacevole, ma rimuoverlo per scaramanzia o buon gusto, porta a un’amnesia, causa di molti mali. Il peccato originale nasce con l’essere umano, cogliere la mela rappresenta l’incapacità umana di darsi una limitata. Tutti mirano in alto, nel frattempo è un fiatare contro la disonestà, le vessazioni, l’abuso di potere; solo il tempo di raggiungere il traguardo e di colpo cambia la prospettiva. C’era bisogno che Putin ci raccontasse degli affari tra Erdogan e l’Isis? I giornalisti turchi, sui quali pende una pena all'ergastolo, non scrivevano proprio di questo? Una pena assurda per un reato di opinione! Certo in Arabia Saudita, alleata degli USA e ricco cliente di molti paesi europei, la pena sarebbe la decapitazione. Stiamo ancora a disquisire sulle nefandezze di Assad, a sindacare se è meglio morire per mano di una scimitarra, una bomba o nelle carceri di un paese islamico dove non esiste una giusta difesa e si utilizza la tortura per far confessare un prigioniero. C’è la pretesa di governanti e soci di condizionarci, di farci scegliere tra Putin, Obama, Erdogan, Al Thani Khalifa, Salman, Boko Haram. Non abbiamo conoscenza dei giochetti fatti sotto le lenzuola, ma sentiamo puzza di bruciato per questa grancassa contro Putin e l’alleanza contro natura con il premier turco. Che cosa avete fatto per trovarvi così invischiati con Erdogan? Quali intrighi coprite e quali lacci vi uniscono a dei personaggi indecenti? Intanto nelle nostre città i civili muoiono mentre mangiano in un

4 nov 2015

Vaticano: non volano corvi, sono comuni esseri umani




Non c’era necessità di scomodare i poveri corvi. Monsignori, signori e signore scoperti a tramare, sono a pieno titolo appartenenti alla categoria degli umani.  "Nell'Ultima cena” del pittore catalano Jaume Huguet, del XV secolo, vediamo un gatto intento a osservare un corvo con un’arancia tra le zampe. In questo dipinto il felino fa le veci del maligno, al contrario il passero raffigura il bene; il frutto rimanda all'albero della vita, o ai corvi incaricati da Dio a portare cibo al profeta Elia. Questi uccelli quindi, non sono sempre considerati di malaugurio perché preferiscono le carogne, e perciò vincolati alla frase: - finire in pasto ai corvi. L’agnello invece rappresenta il Cristo redentore, e diciamolo, crocefisso non una ma migliaia di volte. Solo gli stolti prestano fede a documenti, carpiti e utilizzati da alcuni giornalisti, per costruire inchieste e libri puntando alla fama e al denaro. Certamente la mietitrice è sempre pronta a modellare e scaricare prodotti al pubblico avvezzo al buco della serratura. Vi è ben altro da individuare, quell'eterna guerra per impadronirsi del potere, eseguendo e piegandosi alla brama umana di qualcuno, utilizzando l’adulazione e la vanità. E qui arriva l’Opus Dei! Dentro “l’Opera” ci sono cervelli di tutto rispetto, infatti, quando usci il “Codice da Vinci” di Dan Brown, a New York dove

2 nov 2015

Non è tempo di misericordia, bisogna prima togliere il velo alla corruzione

Non si tratta d'essere spaventati da un’eventuale fine del mondo, in quel caso accuseremmo il fato, bensì togliere il velo alle falsità spacciate per verità. E’ questo il significato del vocabolo “apocalisse”. Le pecorelle pian pianino s’incamminano verso il precipizio, con il solo tintinnare di campanelli e tollerabili belati. Molti governanti europei, confortati da elezioni democratiche, sono felici della vittoria di Erdogan in Turchia, e fanno finta d’ignorare il personaggio e le sue mire, calcolando di poterlo frenare all'occorrenza. A questo signore si aggiungono amici di pantagrueliche merende, emiri, sultani e re della penisola arabica. Alcuni sono legati dal passato nomade e dall'Islam, per fortuna le diatribe tra sunniti e sciiti li separano, però tutti ritengono la guerra, l’unica occupazione decorosa. Diventa complicato applicare la “misericordia” con simili personaggi. Nella democratica Europa siamo abituati a monarchie costituzionali, i sovrani alla pari dei presidenti sono rappresentativi, rispettati perché esponenti di antiche famiglie. Quando visitiamo le nostre città, ammiriamo opere d’arti, siamo legati a papi, re, principi e signori, gli antichi patrocinatori, ai quali dobbiamo identità, tradizione e cultura. Al contrario i menzionati signori sono freschi eredi di esaltati combattenti di guerre tribali, nate sulle ceneri dell’impero Ottomano, a volte eliminando gli stessi familiari, e costruendo regni da operetta. Sono riveriti perché il loro sedere poggia su giacimenti di

31 ott 2015

Condizionamenti perché evitarli


All'inizio del Novecento un povero orfanello fu la cavia prescelta per gli esperimenti sui condizionamenti: - a un topolino fu associato un rumore potente, il fragore spaventando il bambino determinerà la sua fobia verso i topi. Facile vero? In fondo il nostro cervello funziona in maniera abbastanza semplice, chi alimenta altre prospettive ha il desiderio di stravolgere la natura, pensando di poterla ammaestrare. Questo condizionamento infantile è valido per la maggioranza, fatte salve le eccezioni. Conoscendo il meccanismo diventa facile avere una massa plasmabile, per ottenerla la leva grava sulla vanità umana, infatti, confidiamo tutti d’essere dei soggetti speciali, intelligenti e con molti diritti; i mezzi impiegati per arrivare alla configurazione sono la scuola, i mass media e la pubblicità, così cresciamo gongolanti ma influenzati come il suddetto orfanello. Siamo da troppo asserviti a personaggi, eredi dei biechi manovratori di tutti i tempi, che ci portano a rivivere tormenti e scontri, con l’obiettivo di mantenere inalterato il loro potere e denaro. Il nostro sistema economico vive una spirale viziosa, siamo indotti a consumi inutili per mantenere occupazione e benessere. Il risparmio è vissuto come un peccato mortale perché tutto si basa su debiti e nuovi acquisti. Anche la casa di proprietà rientra nell'aureola della perversione, a meno non produca interessi per una banca creditrice. La pubblicità stimola l’attitudine al consumo, fatto salvo i bisogni primari, è tutto un incantare e pianificare la vita degli individui. Le persone costruiscono uno stile di vita influenzati dai professionisti di marketing, che cooptano personaggi influenti o autorevoli per far cadere gli indugi.

15 ott 2015

Scuola, piccoli grandi miracoli




In questo periodo storico, molti ragazzi anche con ottimi voti a scuola, non trovano una ragione per andarci. Inutile il dispiego di motivi da parte dei genitori, loro controbattono mostrandoti i video su “you tube” con professori divertentissimi, e altre trappole del genere. E' difficile anche per chi ancora crede nell'istituzione e nei docenti, dare del tutto torto ai figli, perché il mondo degli adulti è diventato assai complesso. I bambini diventati grandicelli, squadrano gli insegnanti, e riescono con rapidità a scoperchiare l’adulto: le manie, le insofferenze, le antipatie, le insicurezze. Ogni mattina alunni preparati e non, si destreggiano, utilizzando le informazioni recepite. La classe è un gruppo che agisce in branco, diventa facile  pianificare le azioni nei confronti dei professori. Una buona parte svolge la professione con l’occhio al termine delle lezioni, quasi come gli alunni; un’altra tenta di spiegare una lezione condizionandola all'applicazione di concetti assunti meccanicamente. Per fortuna esistono le eccezioni! Quando i figli tornano a casa, siamo preparati al brontolio quotidiano sul professore che rifila video, un altro non sa spiegare, poi ci sono i cultori della lavagna elettronica, che portano acqua al mulino a chi vorrebbe apprendere attraverso le nuove tecnologie, non uscendo dalla propria stanza. Finalmente un pomeriggio accade il miracolo: -  ti stupiscono parlando con

8 ott 2015

Perché i politici regalano sempre una mela...




Se confidi nel mito o nella genesi, la discordia nasce sempre con l’offerta di un pomo, una semplice mela. Questo frutto simboleggia nei fatti la regola del “divide et impera”, dividi e comanda. L’istruzione generalizzata avrebbe dovuto portare alla conoscenza della Storia, a scoprire come la maggioranza degli esseri umani sia sempre stata indotta a perseguire scopi lontani dal proprio interesse, a favore del padrone di turno.  Nell’Occidentale la piramide non è più a punta ma a gradoni, di fatto per l’uomo comune cambia assai poco, in balia dei pifferai diventati più raffinati. Dividersi in fazioni genera lo spostamento dell’obiettivo, il moltiplicarsi di possibili responsabili, rende difficile colpire il centro. Di esempi ce ne sono tantissimi: le varie riforme della scuola non hanno mai avuto come tema principale l’insegnamento ai giovani, favorendo l'evolversi. Al contrario una maionese impazzita deve rimediare agli errori generati da regalie, scambiate con voti nelle elezioni politiche del passato: spese troppe alte per il personale a discapito delle strutture; professori capaci e poco retribuiti

6 ott 2015

Schiavi dello strapotere umano



Chi va di mezzo è sempre una donna, benedetto "essere" incosciente del suo valore e centralità. Le grida virulente di femmine, incoronate a difendere la specie, sono diventate brusii; d’altro canto il gentil sesso non doveva combattere l’altro con le armi della rozzezza. Sfortunatamente il risultato è che alcune hanno imparato a comportarsi e a ragionare come i maschi, togliendo alla società il punto di vista al femminile. Ora il posto è occupato in gran numero dagli omossessuali, ai quali difetta la procreazione, perché la maternità è mezzadra di un frutto per tanti versi misterioso. Il vortice nel quale si trova la donna nella Storia a volte assomiglia al tornado, altre a quando si toglie l’acqua dal lavandino. Al primo è ascritto il culto della “grande madre”, divinità femminile del paleolitico; per molto tempo gli esseri umani e l’habitat erano parte dell’universo, si viveva dentro la natura e le sue leggi. Siamo passati dal periodo di cacciatori, raccoglitori, alla pastorizia e agricoltura, abbiamo attraversato millenni nei quali le varie civiltà hanno conosciuto momenti di gloria e miseria, sempre aumentando in modo equilibrato la popolazione umana. Negli ultimi duecento anni con la rivoluzione industriale siamo passati da 1.200.000.000 di persone a 7.350.000.000, i numeri dovrebbero lasciare il segno perché è stata una vera esplosione demografica, anche se la metà vive in povertà. E’ innegabile la necessità di strappare nuove terre per coltivazioni, allevamenti, sfruttamenti minerari, di legnami, infatti, in Amazzonia, ogni 8 secondi sparisce un’area grande quanto un campo di calcio. L’essere umano ha cambiato pure stile di vita, nel suo percorso si è imbattuto in nuove rivelazioni, e non sa fare a meno di automobili, aerei, televisori, computer, telefonini. La moltitudine viaggia, mangia oltre la necessità, schiavizzati e totalmente asserviti dall’utile all’inutile. Fuor di dubbio non è possibile per tutta la popolazione terrestre, vivere

29 set 2015

Meridione indolente

L'indolenza è un’accezione come un'altra per allontanare il problema del sud, o metterlo in un angolo remoto della coscienza sociale e politica. Tanti ascrivono al clima la povertà di una regione rispetto ad altre, di là dei tropici sono le regioni del nord quelle considerate svogliate. Una deduzione priva di fondamento: per popolare le Americhe, l’Oceania, sono arrivati esseri da varie parti del pianeta, lo sviluppo o meno delle società dipende dal grado d’istruzione e dal buon governo, non dalla mitezza della temperatura. Bisogna partire da un tempo remoto, da congiunture fortuite e no, per capire la situazione presente nelle regioni del sud d'Italia. Nel XII secolo Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, fu un uomo di raffinata cultura; egli regnò con la tenace volontà di unire terre e popoli. Nell’Italia meridionale e in Sicilia organizzò un governo centrale con un’amministrazione funzionante, della quale non vi è traccia nel corso degli eventi successivi. Avendo abolito i dazi all’interno del suo impero, avremmo tutti da rimpiangerlo ancora oggi. Uomo troppo lungimirante, si scontra con la Chiesa mettendo in discussione il potere temporale, per questo sarà scomunicato e descritto come un eretico; deposto da un Concilio il suo prestigio si appanna, decretandone la fine. Mentre il resto d’Italia arriva all’Ottocento conoscendo fasi alterne, in ogni caso avendo usufruito del periodo “comunale”, apportatore di vigore nel commercio, nell’artigianato, nell’economia in genere, nel sud  perdurava ancora il feudalesimo. La “questione meridionale”, espressione concepita da un deputato dopo l’Unità d’Italia, rilevava questo scollamento della realtà del sud rispetto ad altre regioni.  Nel Regno delle Due Sicilie governato dai