15 gen 2016

Ragazzi attenti alle mele



Nel periodo natalizio gli Occidentali, professanti o meno, cercano d’essere più amabili. È un fattore istintivo, determinato dalla tradizione culturale. Siamo illuminati, folgorati dalla consapevolezza di vivere accanto ad altri umani. Un augurio di buon Natale non lo si nega a nessuno: no al vicino di casa, al barista, alla commessa, allo spazzino, all'autista dell’autobus, persone che abitualmente sono incorporee. Passate le feste s’innalzano nuovamente i ponti levatoi. Non è stato sempre così  ma ormai da troppo tempo siamo rinchiusi in famiglie ristrette, separate, indifferenti. L’indissolubilità del matrimonio legava le persone ai congiunti, creava lacci trasversali, insegnava bene o male la tolleranza tra i parenti. Questo era un beneficio per la comunità, il senso di appartenenza familiare si allargava al luogo di origine, oltre ai legami affettivi si badava a consolidare e migliorare dove si viveva. L’interscambio era consuetudine, abbandono e solitudine erano vocaboli sconosciuti. Anche nelle città maggiori si cresceva in rioni dove tutti si conoscevano, era naturale aiutarsi e la convivenza era improntata alla comprensione. Molti si riempiono la bocca con la parola “tolleranza” e tuttavia sono dominati dalla freddezza, dall'insensibilità, dalla spietatezza, dall'incapacità d’intercettare l’umanità nel prossimo. Le città ora sono diventate impersonali, escluso alcuni quartieri, la maggior parte vive in palazzi grigi e indistinti. La vita scorre in sogni di quel che si vorrebbe fare e nel desiderio di acquistare beni di consumo per apparire quel che non si è. Ragazzi vi stiamo lasciando una società svuotata di solidarietà, dov'è

17 dic 2015

MISERICORDIA


                                                                           
Quando papa Francesco parla di "misericordia" siamo convinti intenda il vocabolo derivato da "miserere", aver pietà e "cor", cuore? È una bella parola perchè indica la strada a tutti gli esseri umani, credenti o atei, verso la compassione per l'infelicità altrui. Provare questo sentimento implica condivisione, sofferenza atta a portare soccorso. Il Cristianesimo ha introdotto un’enorme novità: Dio diventa partecipe della vita nel mondo, infatti il Dio cristiano invia suo figlio sulla terra. Egli morirà sulla croce in remissione dei peccati e con la resurrezione assicura ai fedeli la vita eterna.  Il Dio di Aristotele viveva lontano, non aveva empatia con le nostre vicende, neanche compassione. Nell'epoca contemporanea il Natale è vissuto come una pausa, apprezziamo la parte godereccia dei regali, del cibo, delle bevande e degli incontri conviviali. Molti per tradizione seguono i riti della Chiesa, in fondo è un periodo di buoni propositi. Sorge spontanea la domanda, ma chi è misericordioso? L’ottimismo spinge a confidare nell'esistenza di persone propense agli altri, estranee da vanità, da esibizionismo e da giovamento terreno o soprannaturale. Nel rintracciare questi esseri sarà facile incappare nel fantasma di Diogene con la sua lanterna alla ricerca dell’Uomo. Senza mirare tanto in alto basterebbe un sano equilibrio, sentire nel proprio cuore il desiderio di operare con onestà senza arrecare danno agli altri. Se abbiamo sensi per amare, per provare gioia, valutare la delicatezza di un fiore, emozionarci per il sorriso di un figlio o un nipote non possiamo rubare la felicità ad un nostro simile. Aggiungiamo alla misericordia la catarsi del vecchio Aristotele. A questo serviva la tragedia, a purificarsi. Attraverso emozioni forti lo spettatore s’immedesimava e comprendeva il dramma, finendo con l’affrancarsi dalle passioni e pulsioni abiette. Dobbiamo riuscire a entrare nei panni degli altri, saremmo sorpresi dal dolore provato. È l’unica via per intendere la misericordia, caso contrario è un malinteso, s'intendeva parlare del “pugnale misericordia” che apparve nel XII secolo e veniva utilizzato alla fine dei combattimenti per finire i soldati feriti e moribondi.
                     

16 dic 2015

Banche perché farsi truffare?



E' difficile rispondere se è nato prima l'uovo o la gallina, al contrario è semplice replicare chi sia più importante tra una banca ed i suoi clienti. L’origine di questo istituto parte dal “trapezita” nell'antica Grecia, un tavolo dove operavano i cambiavalute, personaggi importanti perché dovevano conoscere il valore e l’autenticità delle monete. Nel tempo questi signori cominciarono a fare prestiti dietro compenso e Aristotele nell’“Etica Nicomachea” già si preoccupò di spiegare che il denaro non può generare denaro. Nel Medioevo la stessa Chiesa condannava chi si arricchiva con i prestiti, precludendoli la salvezza eterna. Non si tratta di facile moralismo, bensì di affermare che la ricchezza può essere frutto esclusivo del lavoro e non dell’investimento del denaro. Il solo vocabolo “investire” dovrebbe farci rabbrividire, si tratta di affidare un mandato a qualcuno per esercitare determinati diritti. Abbiamo spesso remore a dare una delega per una riunione di condominio o autorizzare qualcuno a parlare in nostra vece, al contrario accordiamo con molta superficialità i nostri averi a degli sconosciuti.  Quali sono le funzioni delle banche? Questi istituti sono preposti a prendere i risparmi dei clienti, i depositi, e corrispondere poi un interesse; questi denari affidati sono usati per erogare dei prestiti ossia il credito, con un interesse che dovrebbe pagare il risparmiatore più una parte per le spese di gestione. Parrebbe semplice, ecco però lo zampino del diabolico essere umano. Le banche sono cresciute nella stessa misura dell’avidità e della voracità dell’uomo moderno. Sono diventate grandi, questo vuol dire molti impiegati a formare piramidi: alla base migliaia di persone che hanno uno stipendio adeguato, in alto soggetti fiondati a dirigerle. In quelle ambite poltrone siede il peggio del peggio: raccomandati politici e dei potenti, eredi di alti funzionari, chi non ha remore e amore al

12 dic 2015

Povertà e immoralità




Crescere guardando i poveri ad ogni angolo produce una sorta di narcosi e per evitare complessi a riguardo s’impara fin da piccoli a considerare la tua fortuna nel nascere “bene” rispetto alla disgrazia di capitare in un ambiente miserando. È l’apoteosi del fatalismo: ad alcuni ha detto culo (impossibile trovare un termine più indicato!) mentre alla maggioranza il Risiko della sorte ha predestinato l’indigenza. Sono così tanti i disgraziati che aiutare tutti è impossibile, ne nascono in continuazione, ecco perché è facile munirsi di anestesia e viverci in mezzo. In tanti paesi africani, asiatici, nel centro e sud dell’America è un dato di fatto, la pietà pelosa per esempio a Natale avvia la preghiera e gli aiuti alimentari; qualche governo stanzia “briciole” con l’effetto di mettere un tappo di sughero in un canotto bucato. Questo è il tanto. Capita però nelle nostre città di questi tempi di fermarsi ad un semaforo e vedere un’anziana con un bicchiere di plastica in mano e al collo un cartello: “Sono una nonna in difficoltà, ho due nipoti di 14 e 16 anni con genitori senza lavoro, abbiamo urgente bisogno di aiuto”. Impossibile non rimanere scioccati, il cinismo esistenziale evapora in pochi secondi. Trattenere le lacrime un’impresa improba. Nel cervello si avvia un turbinio di pensieri, una rabbia possente ti circonda. Sfrondiamo tutte le varianti: ci sono quelli che si sono sforzati in minima parte nello studio e nel lavoro, altri poco adattabili ad accettare mestieri umili e faticosi, nulla però controbilancia l’immoralità nella quale siamo vissuti negli ultimi quarant’anni. La popolazione ha usufruito degli sforzi fatti dalla generazione che aveva conosciuto la guerra e la fame, i loro figli hanno potuto studiare e scegliere un lavoro. L’economia tirava e trovare un “posto”, anche attraverso raccomandazione di parenti e conoscenti, era un’impresa per molti non impossibile. L’essere umano è uno strano personaggio, gli puzza che tutti stiano bene, alcuni hanno approfittato del periodo per fortificare i propri manieri a scapito della

9 dic 2015

GIUBILEO di cosa dobbiamo gioire?



Tra gli ebrei con il corno d’ariete, lo jobel, si attirava jobil ossia la gente, proclamando jobal che è l’indulgenza. Sembra un gioco eppure da queste tre parole nasce il nostro “giubileo”, che in latino fu tradotto con la parola “giubilo”, un sentimento di gioia incontenibile. Quando di cinquanta in cinquant'anni la tradizione del popolo d’Israele metteva a riposo la terra, restituiva i terreni confiscati ai legittimi proprietari e liberava gli schiavi, gioco forza si viveva un’annata straordinaria. Non c’inventiamo nulla di nuovo, in questa lunga catena di anelli saldati che è la vita terrena degli esseri umani. Il tema dell’odierno giubileo è la “misericordia”, benedetta sia, perché noi uomini e donne per quanto ci sforziamo, troviamo assai ardua la pratica della compassione. La generosità è difficile conseguirla nelle famiglie, tra gli amici; l’individualismo si è impossessato di noi, tanto da renderci degli schiavi anaffettivi. Molti sperano ardentemente nella compassione e pietà di Dio per le proprie miserie morali, però rimane umanamente impossibile per la maggioranza dei bipedi provare tale sentimento per il prossimo. Prima d’immergerci nella cerimonia viene bene domandarsi se hanno ancora senso i X Comandamenti. Nell'attuale società siamo avvolti da pubblicità miranti a portarci nel regno della fantasia, diventa complicato distinguere la realtà. E’ tutto extra corporeo, scendiamo nel mondo reale solo quando c’imbattiamo in una malattia o nella morte, per questo non si accetta la natura delle “cose”e allora gridiamo contro la sfortuna, o contro Dio. Ripercorriamo con spirito libero, alieno da ipocrisie, i precetti donati da Dio a Mosè, se siamo laici osserviamo quanto il seguirli semplificherebbe il vivere civile.

7 dic 2015

Ragazzi non è sempre colpa vostra!



Ecco vi do un aiutino, la prossima volta prendete esempio dai trentasei figuri dipinti dal francese Louis Boilly. Quanto clamore, siete finiti sui giornali perché rimasti zitti, contrapposti alla studentessa musulmana e a un’altra quarantina di giovani islamici. Ripercorriamo i fatti: - in un istituto milanese sono invitati due giornalisti a parlare di Isis e delle diatribe tra sunniti e sciiti. Situazione esplosiva che vede contrapposti popoli, interessi economici e territoriali. Consigliati di leggere sull'argomento quanto scritto da un iraniano, la giovane musulmana se ne esce con la frase “ voi non capite niente, è tutto scritto sul Corano”. La “studentessa” se ne va con gli altri giovanotti musulmani, sorda ai commenti sul sacro libro scritto prima delle lotte insorte per l’eredità del profeta Maometto. Saranno pure asservite e prone ai loro maschi, ma con gli occidentali sono tutt'altro che malleabili. Qui inizia la nostra storia e cosa fanno gli altri studenti presenti? Nulla. Ragazzi, siete caduti sulla buccia di banana. Tranquillizzatevi eravate predestinati! Perché mai dovevate immolarvi per l’occasione? Siete cresciuti all'ombra dell’indifferenza religiosa, con genitori moderni sostenitori dell’insipienza dello spirito e anche chi si è avvicinato ai sacramenti, non fa che ascoltare peste e corna sulla religione. Anche se eravate preparati dal punto di vista storico, quale la necessità di passare per oltranzisti o peggio ancora per razzisti. Non ci riescono dei baldanzosi intellettuali a competere con integralisti e fanatici, perché lo dovevate fare voi? Ve lo spiego io cosa c’è sotto il tappeto. La maggioranza degli adulti si è riempita la

3 dic 2015

Bugie come sopravvivere alla disinformazione




In che modo dare una sveglia agli umani? Solo parlando della morte! La scultura marmorea di Gian Lorenzo Bernini, posta sulla tomba di papa Alessandro VII, è un avvertimento: nulla può, neanche un potente, contro lo scorrere della vita terrena, qui raffigurata dalla clessidra. La fine alla quale siamo tutti predestinati è la morte, volente o nolente.  Certo non è un argomento piacevole, ma rimuoverlo per scaramanzia o buon gusto, porta a un’amnesia, causa di molti mali. Il peccato originale nasce con l’essere umano, cogliere la mela rappresenta l’incapacità umana di darsi una limitata. Tutti mirano in alto, nel frattempo è un fiatare contro la disonestà, le vessazioni, l’abuso di potere; solo il tempo di raggiungere il traguardo e di colpo cambia la prospettiva. C’era bisogno che Putin ci raccontasse degli affari tra Erdogan e l’Isis? I giornalisti turchi, sui quali pende una pena all'ergastolo, non scrivevano proprio di questo? Una pena assurda per un reato di opinione! Certo in Arabia Saudita, alleata degli USA e ricco cliente di molti paesi europei, la pena sarebbe la decapitazione. Stiamo ancora a disquisire sulle nefandezze di Assad, a sindacare se è meglio morire per mano di una scimitarra, una bomba o nelle carceri di un paese islamico dove non esiste una giusta difesa e si utilizza la tortura per far confessare un prigioniero. C’è la pretesa di governanti e soci di condizionarci, di farci scegliere tra Putin, Obama, Erdogan, Al Thani Khalifa, Salman, Boko Haram. Non abbiamo conoscenza dei giochetti fatti sotto le lenzuola, ma sentiamo puzza di bruciato per questa grancassa contro Putin e l’alleanza contro natura con il premier turco. Che cosa avete fatto per trovarvi così invischiati con Erdogan? Quali intrighi coprite e quali lacci vi uniscono a dei personaggi indecenti? Intanto nelle nostre città i civili muoiono mentre mangiano in un

20 nov 2015

Exploração e violência


Tudo começou assim! Os índios em troca de quinquilharias cortavam a madeira, o pau brasil. Passaram os seculos e as pessoas estabelecidas no território que chamamos Brasil, se tornaram independentes do Portugal, achando o imposto, o quinto, muito alto. Nada a ver com ideais, com liberdade, amor a terra, com trabalho e consciência  civil, simplesmente vontade de aproveitar mais das "explorações", e concentrar riqueza entre poucos. Não devemos fazer um tratado de psicologia, mas estabelecer o que passa na nossa cabeça para colocar em um cantinho o que vemos todos os dias, sem conseguir mudar os hábitos. Tem sem duvida a ver com a posição, a 58°, do sistema educativo brasileiro na classifica dos países industrializados (OCSE). Se nos vangloriamos de estar entre os primeiros pela industrialização, eis que na "Relação sobre o desenvolvimento humano" da ONU de 2014, ou seja no estudo que considera expectativas de vida, educação e renda per capita, o Brasil esta no 79° lugar. Triste pensar que em outra classifica do FMI de 2013, que reflete a participação dos habitantes no produto interno bruto, ou seja a paridade do poder de compra per capita, estamos no 76° lugar, tendo na frente o Chile no 53° e a Argentina no 54°. O filme  passa durante a nossa vida de brasileiros, parece em língua estrangeira e sem subtítulos, vemos as imagens sem entender o que acontece. Muito simples : como escrevia muito

19 nov 2015

Non sottomettersi all'integrazione



Sono passati cento trent'anni dai funerali di Victor Hugo e stiamo per seppellire le vittime del barbaro attacco terroristico di Parigi, accompagnate dalla desistenza della nostra cultura occidentale. Impossibile non essere percossi da un fremito di paura sul futuro; con troppa faciloneria molti considerano, asseriscono e pronunciano punti di vista senza la consapevolezza del bene prezioso che stiamo buttando via. “Comme la nuit se fait lorsque le jour s’en va”, con questa frase finisce “I Miserabili” (come viene la notte quando il giorno se ne va), rappresentando di forma naturale la morte del personaggio principale, Jean Valjean. Con questa forma sperperiamo la libertà da noi non conquistata, con la presunzione di poter controllare l’efferatezza e di riuscire a dialogare con il fanatismo. La grandezza della nostra cultura si fonda anche su questo galeotto concepito da Hugo: imprigionato per un tozzo di pane e scontata la pena Jean Valjean si ritrova a rubare nella casa del vescovo di Digne, che però lo salva dichiarando ai gendarmi una sua spontanea donazione; da qui la rinascita dell’uomo, avvenuta per una nuova opportunità, alla quale sarà leale fino alla fine.  La condizione illustrata si è formata nei millenni, fatti e parole la rendono preziosa, lo scrittore con sensibilità e senso di giustizia la descrive. Modello di lealtà fu Socrate, padre fondatore dell’etica, scelse la sentenza di morte bevendosi la cicuta invece della fuga, ritenuta una violenza al suo pensiero e ai valori morali. C’è da chiedersi se la coerenza è un valore. Si assiste

16 nov 2015

Ai codardi e agli idioti nostrani......



Se oggi apriamo “Google traduttore” e chiediamo di tradurre la frase “ci rivedremo presto” in portoghese, basco, catalano, francese, italiano, spagnolo, ecc., compare la parola “inshallah” (ad allah piacendo). Il sito è stato hackerato dai fratelli altrui. Bisogna ricordare ai fratelli altrui e agli idioti nostrani, che vi è differenza tra una guerra dichiarata e lo sparare alla gente inerme, farsi saltare in aria tra la folla o mettere dell’esplosivo e scappare. Tutto questo in paesi dove il sistema democratico affida al popolo l'elezione dei propri governanti. Dove purtroppo in tanti casi le leggi garantiscono gli assassini, i codardi e gli idioti. Ma anche per fortuna! Perché vuol dire che i tanti millenni ci hanno reso civili e forti, consentendoci l’illusione di vivere tra una maggioranza umana “evoluta”. Nondimeno se dovessimo combattere ad armi pari e non picchiando un neonato con una mazza, in fondo è questo l’agire dei terroristi, non sarebbe così facile ucciderci. Abbiate coraggio di affrontare la nostra civiltà ad armi pari! Agli idioti nostrani: vi state accasando con la strega e uccidendo la bella addormentata, attenti al risveglio....