4 nov 2015

Vaticano: non volano corvi, sono comuni esseri umani




Non c’era necessità di scomodare i poveri corvi. Monsignori, signori e signore scoperti a tramare, sono a pieno titolo appartenenti alla categoria degli umani.  "Nell'Ultima cena” del pittore catalano Jaume Huguet, del XV secolo, vediamo un gatto intento a osservare un corvo con un’arancia tra le zampe. In questo dipinto il felino fa le veci del maligno, al contrario il passero raffigura il bene; il frutto rimanda all'albero della vita, o ai corvi incaricati da Dio a portare cibo al profeta Elia. Questi uccelli quindi, non sono sempre considerati di malaugurio perché preferiscono le carogne, e perciò vincolati alla frase: - finire in pasto ai corvi. L’agnello invece rappresenta il Cristo redentore, e diciamolo, crocefisso non una ma migliaia di volte. Solo gli stolti prestano fede a documenti, carpiti e utilizzati da alcuni giornalisti, per costruire inchieste e libri puntando alla fama e al denaro. Certamente la mietitrice è sempre pronta a modellare e scaricare prodotti al pubblico avvezzo al buco della serratura. Vi è ben altro da individuare, quell'eterna guerra per impadronirsi del potere, eseguendo e piegandosi alla brama umana di qualcuno, utilizzando l’adulazione e la vanità. E qui arriva l’Opus Dei! Dentro “l’Opera” ci sono cervelli di tutto rispetto, infatti, quando usci il “Codice da Vinci” di Dan Brown, a New York dove
dimora lo stato maggiore dell’“Octopus Dei”, (Piovra di Dio così denominato dagli anglosassoni) anziché trincerarsi dietro mutismo e censure, decisero di sfruttare la circostanza, e irridendo alle pratiche fanatiche di un personaggio del film, passarono informazioni sull'attività apostolica svolta. Quando Josemaria Escrivà fonda l’Opus, l’ispirazione è positiva giacché doveva sostenere una partecipazione maggiore dei credenti, aiutando le persone a trovare Cristo in tutte le attività giornaliere, organizzando ritiri, lezioni dottrinali, e aiutando le chiese locali nell'opera di evangelizzazione. Questa era la pentola, il coperchio era il famoso popolo di Dio che si fa guidare dalla spregiudicatezza di pochi, poi si adagia trovando un tornaconto. Nell'organizzazione c’è un laccio fatto di opere buone soprattutto per chi è affiliato; nulla di diverso rispetto a tante altre
associazioni religiose, antiche come il mutuo aiuto tra gli ebrei, o i più moderni scientologisti. L’essere umano ha necessità di appartenenza e riconosce il proprio simile quando è accomunato. Purtroppo questo è un dato di fatto. Troppo sbrigativo tacciare il monsignore legato all'Opus di amante della vita mondana e carrierista, perché è in splendida compagnia. Se lui fosse il “corvo”, attraverso il quale documenti riservati sono volati fuori dal Vaticano con l’aiuto di una giovanissima donzella, bisognerebbe assieme a loro spazzare per sempre il sottobosco di faccendieri laici e secolari. E’ da rifondare il “consenso dei popoli” (consensus gentium) e il principio di coerenza, abbattere l’individualismo camuffato da buonismo e accettazione di singole particolarità. Questo determina una ricerca perenne del proprio interesse a discapito della collettività, i ghermitori d’interessi privati si annidano in ventri molli. Il limo continuerà, si sposteranno sedie e poltrone, vinti e vincitori si scambieranno il ruolo. Gioisce della situazione chi desidera l'annientamento della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, in essa vedono i paletti per stimoli individualisti irrefrenabili. Non si curassero di sapere cosa verrà dopo, perché il peggio non è mai morto. Guardassero nelle nostre bellissime città cosa abbiamo avuto in eredità, sempre quello tramandiamo ai figli, è sorto ben poco nell'epoca contemporanea.  Una signora “nessuno” vorrebbe gridare un BASTA a questa finta ingenuità, al cadere dalle nuvole, al ravvisare tutti i giorni corruzioni e collusioni; improvvisamente tutti se ne accorgono quando diventano un libro, una notizia giornalistica o televisiva. Papa Francesco abbia misericordia, da chi viene dall'altra parte del mondo come lei, la richiesta pressante di “un’apocalisse”, che ci ridia forze per continuare, ricominciare se necessario. Noi e i nostri figli siamo avviluppati dalla scelleratezza.