26 lug 2015

Carenza di SPERANZA assolutamente No




Era garbato Esopo, quando nelle sue favole descriveva come Zeus infilò in un vaso tutte le cose fruibili, lo coprì con una pietra e lo donò all'essere umano. Quest’essere, dotato di un’enorme impulsività, cosa fece? Lo aprì. Spostando la pietra tutte le cose buone volarono via, dentro rimase solo Elpis (Spes per noi latini), unica a dare un po’ di consolazione all'umano. Al contrario Esiodo la racconta in maniera differente, puntando il dito sulla curiosità femminile, specifica di come il vaso con tutti i mali, fu affidato da Zeus alla giovane Pandora, che aprendolo li diffuse sulla terra, anche qui solo Elpis restò in fondo. Con il Cristianesimo la speranza divenne un valore ultraterreno, tanto da diventare una delle virtù teologali, insieme alla fede e alla carità. A differenza delle virtù cardinali, sono necessariamente infuse nell'uomo dalla grazia divina. Forse nel nostro mondo occidentale, una volta opulento, con l’aumento del laicismo è venuta meno la speranza? Non lo crediamo, ben altro ha fuso il nostro pensiero al corrente pessimismo. Aumentando la percezione dell’incongruenza umana, portatrice dell’idea del primo tra pari, tutto il castello faticosamente costruito sta venendo giù. Sì perché l’idea aveva un significato ai tempi
di Aristotele. Egli affermava nella capacità di alcuni a governare, mentre nel caso del primo tra pari era necessario governare a turno con gli altri uguali, utilizzando il metodo del sorteggio. Con il nostro stile di vita stiamo con due piedi dentro molte paia di scarpe, rendendo impossibile la convivenza civile. Nulla a vedere con la democrazia, bensì con la sua distorsione. Per questo scivoliamo sempre più rapidamente in bocca alle oligarchie economiche, felici di trovarci sottomessi al marasma causato dall'eccesso di leggi individuali, discussioni a non finire sul sesso degli angeli, evidenti antitesi tra il possibile e l’inattuabile. Peggiore di tutto è la fatuità, lo sforzo sprecato nello sbranarci quotidianamente gli uni contro gli altri. Immaginate la contentezza di questi poteri, pronti ad accoglierci in un abbraccio mortale. A questo punto non serve la speranza consolatrice, è necessario viverla come un trampolino di lancio, ricercando ripieghi per cambiare radicalmente il nostro modo di pensare e vivere, come durante una grave malattia, quando lasciamo di lato il superfluo e chiediamo semplicemente del tempo in più. Nel quadro del pittore fiammingo Nicolas Régnier (1591-1667) il piede di Pandora poggia su di un teschio d'oro.