26 gen 2016

Obama o Putin?



Sarebbe fin troppo facile decidere tra i russi Kandinsky e Chagall a sinistra, e gli americani Hopper e Kline a destra! Il gioco della torre è sempre rivolto al meno peggio. La sceltra tra Obama o Putin la si deve considerare in rapporto con la Storia, con l'informazione  o la disinformazione vista in chiaro scuro. Nel X e XI secolo la Russia di Kiev era in Europa il paese più grande e florido; quando arrivarono i Tartari la città fu distrutta e si dovrà attendere un secolo per riconquistare i territori persi con Ivan I ed il Granducato di Mosca. I Russi ambivano a diventare la “terza Roma”, eredi dell’Impero Romano d’Oriente in quanto unico ed ultimo Stato cristiano sul versante orientale, e difatti il vocabolo “zar” deriva dal latino Cesare. Ad est come ad ovest furono secoli di duri scontri ed i contadini ucraini si schierarono dalla parte dei russi contro l’oppressione sociale e religiosa dei polacchi. Alla fine del conflitto l’Ucraina sarà divisa nella parte occidentale appartenente alla Polonia ed in quella orientale con Kiev diventata russa. Non ci soffermiamo all’età d’oro di Caterina II, arriviamo direttamente all’invasione napoleonica con la perdita da parte di Bonaparte della sua armata in Russia e con l’esercito russo entrato a Parigi. Quando il nipote di Bonaparte, eletto “principe-presidente” di Francia, scalpitava per il suo ruolo defilato nel panorama europeo, non trovò di meglio che battere la grancassa al fianco dei preti cattolici per il controllo dei luoghi santi cristiani in territorio ottomano. Certo, i Russi speravano che questi fossero affidati dai Turchi alla chiesa ortodossa e così tra interessi sovrapposti e furbizia ottomana nasce quella che passa alla Storia come la guerra di Crimea. La sconfitta russa per opera della Francia, Inghilterra, regno di Sardegna ed Austria interruppe un periodo di egemonia. La legge del contrappasso impose ai furbi ottomani, che volevano comunque trarre vantaggio dalle diatribe tra le potenze europee, la perdita degli ultimi possedimenti nel mar Nero. Nel primo conflitto mondiale la Russia si vide costretta ad affiancare la Serbia quando quest’ultima ricevette la dichiarazione di guerra dall’Impero Austro-
Ungarico. Con la Rivoluzione di Ottobre e la nascita del primo Stato socialista la storia della Russia incrocia quella Americana durante la Seconda guerra mondiale. La campagna di Russia tra il 1941 ed il 1945 fu decisiva per le sorti della guerra, impressionante il numero delle vittime del conflitto pari ad un terzo della popolazione, circa 23.000.000 di persone. Partendo da qui confrontiamo le situazioni: gli Usa hanno perso tra civili e militari 413.000 persone, hanno sganciato bombe atomiche su due città Nagasaki e Hiroshima, furono gli unici ad utilizzare armi di distruzione di massa motivandole come un modo per terminare rapidamente la guerra. Interessante sottolineare come sia l’unico paese che per effetto della guerra è diventato più ricco. A ritroso ricordiamo la grande crisi economica del 1929, il Far West, la dichiarazione nel 1775 di George Washington che sentenziava:  “tutti gli uomini sono creati uguali e dotati di diritti inalienabili”. Eppure sarà necessario aspettare il rifiuto della nera Rosa Parks di cedere il suo posto ad un bianco dentro un autobus, nel 1955, per l’abbozzo di tale diritto. Interessante notare che mentre negli ultimi anni siamo soliti ascoltare richieste di perdono da parte dei Papi ed il continuo spargimento di cenere in testa ai cristiani, gli Americani non si sono mai preoccupati di fare autocritica. La loro Storia è fondata sullo sterminio di milioni di nativi americani e sulla schiavitù dei neri africani perpetrata come sistema economico, nonostante ciò si sentono unti dall’esportare democrazia e giustizia nel mondo. Buffo vero? Nulla nella loro politica, cultura, filosofia di vita scaturisce senza avere in mente un tornaconto economico, infatti nella Prima guerra mondiale entrano nel conflitto solo alla fine perché preoccupati dall'incalcolabile danno in caso avessero vinto gli Austriaci. Compresero al volo quanto fosse necessario salvaguardare il rientro dei crediti concessi dalle loro banche a Francia ed Inghilterra per l'acquisto di materiali, alimenti ed armi. Con buona pace dei grandi ideali! Quindi tra Russia ed America, tra Obama e Putin, smettiamo di considerare gli avvenimenti come un gioco tra buoni e cattivi. Non ci sono mammolette. C’è un’abissale differenza fatta dalla capacità di propagandare sentimenti, buone intenzioni, mostrare la parte positiva ed il lieto fine, tutto ciò fa parte della loro "cultura". Questo predispone ad abbassare la guardia. Nel quotidiano noi piccole formichine ci sobbarchiamo ad una dura realtà e quando allentiamo la presa cerchiamo lustrini e spensieratezza, così concediamo la nostra fiducia a chi ci fornisce una realtà fantastica. Questo è veicolato dalla pubblicità. Evitiamo quindi di scegliere chi buttare dalla torre condizionati da un’illusione. La situazione di crisi economica, sociale e culturale ha nome e cognome. Guardiamo alle nostre tradizioni millenarie e non ad un immaginario collettivo irreale e senza fondamento. Salvaguardiamo il futuro dei nostri figli con i piedi nella nostra Storia.