17 dic 2015

MISERICORDIA


                                                                           
Quando papa Francesco parla di "misericordia" siamo convinti intenda il vocabolo derivato da "miserere", aver pietà e "cor", cuore? È una bella parola perchè indica la strada a tutti gli esseri umani, credenti o atei, verso la compassione per l'infelicità altrui. Provare questo sentimento implica condivisione, sofferenza atta a portare soccorso. Il Cristianesimo ha introdotto un’enorme novità: Dio diventa partecipe della vita nel mondo, infatti il Dio cristiano invia suo figlio sulla terra. Egli morirà sulla croce in remissione dei peccati e con la resurrezione assicura ai fedeli la vita eterna.  Il Dio di Aristotele viveva lontano, non aveva empatia con le nostre vicende, neanche compassione. Nell'epoca contemporanea il Natale è vissuto come una pausa, apprezziamo la parte godereccia dei regali, del cibo, delle bevande e degli incontri conviviali. Molti per tradizione seguono i riti della Chiesa, in fondo è un periodo di buoni propositi. Sorge spontanea la domanda, ma chi è misericordioso? L’ottimismo spinge a confidare nell'esistenza di persone propense agli altri, estranee da vanità, da esibizionismo e da giovamento terreno o soprannaturale. Nel rintracciare questi esseri sarà facile incappare nel fantasma di Diogene con la sua lanterna alla ricerca dell’Uomo. Senza mirare tanto in alto basterebbe un sano equilibrio, sentire nel proprio cuore il desiderio di operare con onestà senza arrecare danno agli altri. Se abbiamo sensi per amare, per provare gioia, valutare la delicatezza di un fiore, emozionarci per il sorriso di un figlio o un nipote non possiamo rubare la felicità ad un nostro simile. Aggiungiamo alla misericordia la catarsi del vecchio Aristotele. A questo serviva la tragedia, a purificarsi. Attraverso emozioni forti lo spettatore s’immedesimava e comprendeva il dramma, finendo con l’affrancarsi dalle passioni e pulsioni abiette. Dobbiamo riuscire a entrare nei panni degli altri, saremmo sorpresi dal dolore provato. È l’unica via per intendere la misericordia, caso contrario è un malinteso, s'intendeva parlare del “pugnale misericordia” che apparve nel XII secolo e veniva utilizzato alla fine dei combattimenti per finire i soldati feriti e moribondi.