8 ott 2015

Perché i politici regalano sempre una mela...




Se confidi nel mito o nella genesi, la discordia nasce sempre con l’offerta di un pomo, una semplice mela. Questo frutto simboleggia nei fatti la regola del “divide et impera”, dividi e comanda. L’istruzione generalizzata avrebbe dovuto portare alla conoscenza della Storia, a scoprire come la maggioranza degli esseri umani sia sempre stata indotta a perseguire scopi lontani dal proprio interesse, a favore del padrone di turno.  Nell’Occidentale la piramide non è più a punta ma a gradoni, di fatto per l’uomo comune cambia assai poco, in balia dei pifferai diventati più raffinati. Dividersi in fazioni genera lo spostamento dell’obiettivo, il moltiplicarsi di possibili responsabili, rende difficile colpire il centro. Di esempi ce ne sono tantissimi: le varie riforme della scuola non hanno mai avuto come tema principale l’insegnamento ai giovani, favorendo l'evolversi. Al contrario una maionese impazzita deve rimediare agli errori generati da regalie, scambiate con voti nelle elezioni politiche del passato: spese troppe alte per il personale a discapito delle strutture; professori capaci e poco retribuiti
suppliscono a chi si è impadronito di un posto, con altri in fila di attesa; l’industria libraria, perfino questa di parte, deve incrementare e per questo cambia virgole e puntini nei libri sempre da aggiornare. Nella sanità i malati sono l’ultimo dei problemi, girando troppi soldi è diventato solo un regno da conquistare: alcune difficoltà sono simili alla scuola, soprattutto per quanto riguarda strutture e personale; si aggiungono le baronie utili per creare vassalli e valvassori, in un turbinio di denaro, potere e arroganza. Questo è nulla rispetto al mondo sommerso che scorre parallelo, anche se alcune particelle ogni tanto arrivano a noi: banche, finanza, armi, grandi commesse. Travalica le nostre democrazie di facciata, gettando la mascherina quando dei sassolini bloccano gli ingranaggi; in quel momento siamo chiamati a far numero, alimentando faide e discordie, dalle quali a volte uscirà un nuovo pastore di pecore. Guardiamo la guerra civile in Siria, sappiamo ben poco, siamo indirizzati
a prendervi parte con notizie frammentarie. Il presidente Assad è un dittatore, come tanti; applica tortura, pena di morte, non differenziandosi da altri compreso gli Usa, bravi a gridare le nefandezze di altri, escludendosi dalla partita. Qualcuno ci può spiegare perché il presidente siriano è un nemico più terribile dell’Isis, o dell’integralismo islamico?  Durante la Seconda guerra mondiale tutti si sono turati il naso: USA, Inghilterra, Francia in primis, felici di avere come alleato Stalin, certo non uno stinco di santo! Quanti sono gli intriganti e quale il loro tornaconto nel mandar gambe all’aria la Siria? Prima della guerra civile la popolazione non fuggiva in massa, beneficiava di un’alta scolarizzazione e ha poca propensione al fondamentalismo religioso, a differenza dei paesi confinanti. A noi cadde a pioggia il problema di chi scappa da questa guerra e la spesa militare per arginarla. E’ di questi giorni la provvidenziale notizia sullo sviluppo dell’economia italiana, di là delle attese. Un piccolo miracolo! La percezione dei cittadini è tutt’altra, infatti si vive tra: disoccupati giovanili; quelli che hanno perso lavoro, con l'impossibilità di trovarrne uno allo stesso livello pre-crisi; la prevalenza dei pensionati a reddito miserabile; gli esodati. L’impressione è di una pillola indorata, o di una mela, per far ingurgitare qualche medicina imbevibile. Insomma una preparazione del terreno per qualcosa da venire. Per questo è necessario imparare a non farsi convogliare, è obbligatorio dettare l’ordine ai governanti. In una democrazia il governo, il parlamento sono lì per SERVIRCI, non il contrario. Per continuare nel cammino senza retrocedere, dobbiamo essere noi gli elettori a scrivere il programma di governo, no i luminari dei partiti politici, avvezzi a nascondere nelle postille, tutto e il suo contrario. Serve in sostanza una camera di compensazione, dove le richieste del popolo elettore sono selezionate a maggioranza per priorità e urgenza. Lo sbandierare lo spettro del populismo, come se il vocabolo fosse una parolaccia, offusca la realtà, quella di un’oligarchia elevata al potere attraverso elezioni basate sulla propaganda della rivalità e discordia, pubblicizzata come un detersivo, lo si prende per induzione, non per conoscenza. Bisogna imparare a leggere le etichette con la lente d’ingrandimento, e se abbiamo problemi di vista anziché chiederlo al negoziante, investighiamo la sua provenienza.