15 set 2015

Flavia Pennetta e Roberta Vinci, il perchè di una vittoria






Non è difficile immaginare quanti negli USA stanno "esaminando" questa vittoria tutta azzurra negli US Open 2015, incredibile invece il candido stupore di alcuni italiani. Vincono due ragazze normali di provincia, più che trentenni; hanno insegnato con la loro vittoria cos’è lo spirito sportivo e l’amicizia, in un mondo dominato dallo stress da prestazione. Gioia infinita sapere che tra gli spalti c’era Anna Wintour (“Il diavolo veste Prada”) rappresentante del modello americano, vincenti ad ogni costo. La partita ha insegnato ai ragazzi più di qualsiasi libro di educazione civica; ha evidenziato con i fatti, quello che in tanti predicano ma in pochi attuano. A parlare siamo tutti buoni, altra cosa è praticare con coerenza, le idee sbandierate a perdifiato. Essere normale è sempre più complicato tutto rema a sfavore. Libertà e condizionamento sono diventati un corpo unico. Personaggi, chiamiamoli pure intellettuali, megafoni delle idee semplificate, divulgano per tornaconto su giornali, televisioni, convegni, solo dei messaggi pubblicitari. Questi signori ottengono fama, denaro, presenzialismo, aumentando ego e conti in banca; il torpore dello spirito critico, santo protettore delle libere scelte, è amplificato con le loro esternazioni chiarificate. Il cantante americano Jim Morrison disse una volta: “Le persone credono di essere libere, ma sono solo libere di crederlo”. Anche se drogato, in ogni caso è riuscito a vedere quello che in molti neanche distinguono. Cambiano
i secoli e la caratura del personaggio, tuttavia il filosofo svizzero Jean Jacques Rousseau nel Settecento rivelava: la libertà non consiste nel fare la propria volontà, quanto nel non essere
sottomessi a quella altrui. Il solco tracciato da alcuni, sta portando la società ad oscurare la propria millenaria civiltà; tanti secoli trascorsi tra alti e bassi, elargiscono da anni un benessere generalizzato, un senso comune che puntella la libertà individuale, è doveroso lottare per mantenerla. La famiglia italiana, con tutte le sue imperfezioni, è stata sempre un perno, nido dal quale partire sapendo d’essere ben accolti al ritorno. La sua frantumazione causa in tanti giovani uno squilibrio affettivo difficile da colmare, diventa naturale rifugiarsi nel primo uscio aperto, spesso con l’attrattiva del mal comune mezzo gaudio. I problemi affettivi, i fracassi scolastici, il chiudersi in se stessi, la disistima personale, inaridiscono il terreno e per questo pagheremmo un prezzo molto alto. Nella famiglia si apprende la diversità, a mitigare gli scontri, a donare senza simmetria, forti e deboli devono trovare un bilanciamento per affrontare le circostanze. Parlare d’integrazione, convivenza, accettazione e non costruirla dentro casa propria, rende fantasioso l'esito con gli altri. Gli altri siamo noi e la nostra sfera. Il mondo globalizzato rende difficile sapere chi abbiamo davanti, altre culture, altre civiltà. Leonardo da Vinci passò del tempo ammirando il volo degli uccelli, difficile non collegare il levarsi in aria con il senso di "libertà". Il volo richiede equilibrio, la forza diretta verso l’alto dev'essere maggiore o uguale alla forza di gravità, se così non fosse, crolli. Il menare spudoratamente il diritto alla libertà di tutti, senza tener conto che alcuni diritti per noi sono inappellabili, finirà con insidiare la nostra emancipazione. Accettare senza distinzioni, genericamente, ogni situazione pur di seguire l’onda, è una follia. Lo scorso fine settimana a Parigi, le autorità hanno confidato nella libertà d’espressione e permesso un “salone della donna musulmana”, i relatori erano tutti uomini tranne uno. Tra varie tesi, alcuni di essi hanno giustificando lo stupro coniugale, uno ha definito prostitute tutte quelle donne abituate a profumarsi prima di uscire da casa. Sono delle chicche e possono farci sorridere adesso, ma bisogna essere certi che non saranno una maggioranza, tale da contare nei Parlamenti tra qualche anno. Come fare nei nostri paesi democratici? Questo è il problema politico e sociale! Come immaginare l’inserimento di migliaia di ragazzi e ragazzini nelle nostre scuole? Non è possibile organizzare aule separate, pena la condanna di discriminazione. Come conciliare il programma d'italiano con i nuovi arrivati? Cambiamo i libri di storia e letteratura? Non s'insegna più Dante e Petrarca? Riscriviamo storia, filosofia, etica per non toccare punti sensibili? Cosa ne facciamo dell'Invalsi? Non sarà più franco guardare la realtà e domandarsi se è auspicabile in Europa la globalizzazione? Possiamo dare asilo ai migranti per un periodo determinato, premendo attraverso le varie organizzazioni internazionali che tanto ci costano, per ristabilire le condizioni di sicurezza nei loro paesi di origine. Respingendo senza se e senza ma i migranti economici come avviene negli USA, in Australia, in Brasile, tanto per fare degli esempi. La domanda è sempre la stessa, a chi fa comodo questo spinoso problema? Il dubbio diventa persuasivo. Governi e finanza hanno in programma di ridurre il nostro stile di vita, accorciare le nostre libertà, assicurandosi una popolazione più duttile e manodopera a basso costo? L'Italia è spesso disprezzata all'estero per il suo attaccamento alla tradizione e per alcune dabbenaggini, forse deriverà da questo che un piccolo paese a forma di stivale, emerga in molteplici campi? Sarà mai possibile fare breccia nella diga per provare l'ebbrezza del così fan tutti! Brava Flavia e Roberta, avete reso ancora una volta possibile l'impresa tra il pastorello Davide contro lo spocchioso gigante Golia.