15 giu 2015

INTEGRAZIONE.........





In questo quadro dell'inglese George Watts, la bruttezza del Minotauro passa in second'ordine, perché la figura del mostro arriva quasi a intenerirci, per la malinconia espressa mentre osserva l’orizzonte. Una frase in un libro di Michael Ende (scrittore conosciuto per “La storia infinita”) ci guida al pensiero che scorre nella mente del Minotauro: - Soltanto chi lascia il labirinto può essere felice, ma soltanto chi è felice può uscirne. Questo vale per lo spirito con il quale nella vita si affrontano molte situazioni, il più importante però riguarda il nostro inconscio, e la sofferenza vera o falsa provata. Il vocabolo “integrazione” proprio delle scienze sociali, indica un insieme di processi culturali e collettivi, per il quale alla fine di un percorso, un individuo entra a far parte di una società differente dalla sua. Sulla carta è sempre tutto bello e splendente, altra cosa è sentirlo sulla nostra pelle. Al dunque, chiariamo le differenze abissali sulle varie tipologie di esiliati o trasferiti, da una parte all'altra del mondo. I privilegiati economicamente appaiono i meno sofferenti, anche se l’esteriorità inganna. Vi sono talmente tante differenze tra gli stessi paesi occidentali da richiedere un manuale per la sopravvivenza. In alcuni paesi è obbligatorio darsi del “lei”, il
formalismo anche se falsamente messo in discussione è radicato, e questo crea una barriera difficile da scavalcare alle persone abituate al “tu”. Vi sono paesi dove si da molto risalto alla cornice, si cura vestiario e accessori, in altri non è importante; quando batti l’occhio in una persona, squadrandola sai come comportarti, cosa aspettarti e le reazioni. Il quadro sovente non è all'altezza della cornice, chi non lo sa, rimarrà deluso e ingannato. L’amicizia è un altro paravento, in alcuni paesi è riunirsi per fare baldoria, stare insieme tra simili; in altri c’è una spiccata propensione a mettere di mezzo i sentimenti. Questi si possono dividere in altre due specie: gli adulatori, “mi potrebbe servire”, “tanto non costa nulla”, e le vittime dei buoni sentimenti, poveri soggetti increduli davanti all'insensibilità dell’essere umano. Vivere nell'agio toglie la macchia del diverso, scuole e ambiente sociale permettono un inserimento, comunque il tuo posto sta in mezzo a due mondi. Non stai più né di qua né di là, il disagio per fortuna non lo senti perché sei considerato tra pari, tant'è. Immaginiamo invece quando arrivi con una mano davanti e una dietro, in un paese sconosciuto, di cui a volte conosci il nome e null'altro. Vedere delle persone mangiare con le mani, pulirsi il naso con le dita, fare i bisogni dove natura comanda, è roba per santi e filantropi anche se per te è abitudine. Questo creerà un paravento tra te e gli altri, e stiamo solo alle apparenze. Aggiungiamo il legame a valori e norme, lontane anni luce a quelle del luogo dove sei stato catapultato. Serve altro per creare disagio? Chi asserisce  con il tempo, con la scuola, si realizzi l’integrazione, è un illuso, può avvenire ad alcuni predisposti al cambiamento, mai per la maggioranza. L’ idea utopica è nata con movenze religiose, e dalla storia di luoghi poco abitati, colonizzati nei secoli passati, a costo della vita di intere popolazioni autoctone. Con buona pace dei sognatori.

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